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Una scelta ortodossa

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Sulla Grecia si oppongono le schiere del Vecchio e del Nuovo Testamento

Si allenta decisamente la tensione finanziaria sulla Grecia, dove in un solo anno i rendimenti sui bond pubblici a dieci anni sono crollati dal 29% al 7,9% e dove la Borsa di Atene ha guadagnato sopra il 140%. Certo, non basta ad affievolire il disastro dell’economia, con un pil in recessione per il sesto anno consecutivo (-22% dal 2007) e un tasso di disoccupazione vicino al 30%, al 62% tra i giovani (Grecia travolta dalla disoccupazione, senza lavoro il 56% dei giovani).
Privatizzazioni Grecia: Antonis Samaras prova a fare sul serio
Ma adesso si apre il capitolo delle privatizzazioni, caldeggiate dalla UE, ma mai seriamente messe in atto dai governi precedenti. Il premier conservatore Antonis Samaras ha, invece, intenzione di fare sul serio. In tre anni sono stati incassati dalla vendita di asset pubblici solo 1,7 miliardi di euro, appena lo 0,7% del pil. Il piano iniziale della Troika (UE, BCE e FMI) parlava di 50 miliardi, poi ridotti a 30 e oggi ridimensionati a un più realistico ammontare di 22 miliardi.
Il governo intende cedere gli asset più preziosi ancora nelle sue mani: la società elettrica, le ferrovie, il terreno dell’aeroporto di Atene, Ellenikos, ma soprattutto la società del gas Depa e la rete di gasdotto di Desfa. Ad oggi, l’azienda più importante ceduta sul mercato è il 33% di Opap, la lotteria di stato.
Gazprom compra Depa e Desfa
Ma le preoccupazioni di Bruxelles e di Washington sono tutte concentrate sull’offerta dei russi di Gazprom per l’acquisizione sia di Depa che di Desfa per una cifra di 1,8 miliardi di euro, più di tutte le precedenti privatizzazioni messe insieme. Si tratta della conferma che i greci guardano ad est, quando si tratta di vendere i gioielli di famiglia, dopo avere beneficiato di un monte-salvataggi dalla UE per 240 miliardi di euro.
Un paio di settimane fa, il premier Samaras è volato a Pechino, nel tentativo di convincere i cinesi a puntare sulla Grecia come porta di ingresso per il mercato europeo, attraverso il controllo delle ferrovie, del porto di Pireo e dell’aeroporto Venizelos. Di ritorno, altra tappa fondamentale è stata in Azerbaijan, che dovrà decidere entro giugno se fornire il gas alla Tap (Trans Adriatic Pipeline, che farebbe arrivare il gas in Italia, passando da Grecia, Albania) o se attraverso il Nabucco West, passando da Turchia, Romania, Bulgaria e Ungheria, per giungere in Austria.
Un caso intricato, che il premier Samaras avrebbe in mente di sciogliere in favore dei greci, vendendo a Gazprom la Depa e agli azechi di Socar la Desfa, influenzando così la decisione del governo di Baku.
Le paure di Unione Europea e Usa
Ma la tensione tra Grecia ed Europa sul punto è palpabile. Bruxelles ha aperto una procedura contro Gazprom, per valutare se abbia sfruttato la sua posizione dominante sul mercato europeo. Già oggi, ad esempio, il 90% del gas naturale in Grecia è importato dalla Russia. Se la società russa dovesse essere sanzionata dalla Commissione, Atene potrebbe vedersi costretta a interrompere le trattative sulla cessione delle sue società, ma in questo caso i russi avrebbero già pronta una proposta alternativa, che prevede che Depa e Desfa siano rilevate da un’altra società moscovita, la Sintez, per 1,8 miliardi.
Gli USA guardano con timore ad Atene, perché ritengono che Mosca stia sfruttando le privatizzazioni elleniche per imporre ancora di più il proprio dominio sull’Europa, attraverso il ricatto del gas. Tanto che il presidente Barack Obama ha ricevuto alla Casa Bianca il premier turco Erdogan, ma non Samaras. Uno smacco, visti i rapporti storicamente tesi tra Atene e Ankara, dovuto al fastidio che Washington nutrirebbe per la politica eccessivamente filo-russa dei greci.
Sembra quasi che gli eventi si stiano rivoltando contro Bruxelles, che ha salvato la Grecia a costi molto alti da un punto di vista sociale e politico. Non è un mistero che parte della stampa ellenica, della Chiesa greco-ortodossa e del mondo politico e affaristico di Atene tifi apertamente per Mosca e in funzione anti-UE. A ciò si aggiunge il legame religioso e culturale che lega i greci ai russi, che in una fase così drammatica per il paese gioca un ruolo determinante nello spingere a guardare a un est dal volto più rassicurante, anziché a un’Europa chiusa in calcoli ragionieristici e dominata da burocrati occhialuti.
Fatto sta che il mantra delle privatizzazioni si sta trasformando in un boomerang per Bruxelles, che vede avanzare all’interno dei suoi confini la super-potenza moscovita, la quale userà ancora di più il gas come merce di scambio sul piano politico e dei rapporti economici con il Vecchio Continente.

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