domenica 21 Luglio 2024

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Quelle strane morti russe nel mondo

Sono diversi i diplomatici russi di vario livello, da segretari di ambasciata a capo missione, morti in circostanze violente o misteriose nel mondo negli ultimi anni.
L’ultimo, secondo le rivelazioni del tedesco Der Spiegel, è il secondo segretario dell’ambasciata a Berlino, trovato morto il 19 ottobre davanti all’ingresso della rappresentanza della Federazione, in circostanze “sconosciute” come riferito dalle autorità locali. Il diplomatico 35enne sarebbe il figlio di un alto ufficiale dell’Fsb e l’intelligence tedesca sospettava fosse una spia sotto copertura.
Nel 2017, l’ambasciatore in Sudan Mirgayas Shirinskiy, 63 anni, è stato trovato cadavere nella piscina della sua residenza a Karthum. Il ministero degli Esteri, allora, aveva parlato di “evidente attacco cardiaco”. La causa del suo decesso venne ritenuta naturale anche perché Shirinskiy soffriva di pressione alta, ma prima di lui altri sette ambasciatori e alti funzionari nel mondo erano morti, in soli due anni, in circostanze misteriose.
Il caso più noto è quello dell’ambasciatore all’Onu, Vitaly Churkin, morto di infarto a febbraio 2017 a New York. I risultati dell’autopsia sul suo corpo non sono mai stati resi noti. Roman Skrynikov, ex ambasciatore in Kazakistan, è morto nel dicembre 2016 anche lui per un apparente attacco cardiaco.
A gennaio dello stesso anno, è morto all’estero Igor Sergun, 58enne capo del Gru, l’intelligence militare. Il ministero della Difesa non ha specificato dove. Il Financial Times, citando fonti di intelligence occcidentale, hanno riferito che era stato inviato in Siria a chiedere un passo indietro al presidente Bashar al-Assad, fatto negato dal Cremlino.
Sergei Krivov, 63enne ufficiale di sicurezza alla missione russa all’Onu, è morto a novembre 2016 a New York, in circostanze misteriose.
Secondo i primi rapporti, Krivov è caduto dal tetto dell’ambasciata, ma poi si è parlato di infarto. Una inchiesta congiunta della polizia di New York e dell’Fbi ha giudicato non sospetta la sua morte.
Il 19 dicembre 2016, l’ambasciatore ad Ankara, Andrey Karlov, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in una galleria d’arte, in quello che Mosca ha definito un attacco terroristico.
L’assassino ha urlato “non dimenticate Aleppo” Non dimenticate la Siria”, dopo aver sparato al diplomatico.
Petr Polshikov, alto funzionario del ministero degli Esteri, è stato ucciso nel dicembre 2016 a Mosca, da colpi di pistola, poche ore prima dell’assassinoo di Karlov in Turchia.
Secondo le autorità russe, la sua morte non era legata al suo lavoro di capo consigliere del dipartmento per l’America Latina.
Andrei Malanin, capo degli affari consolari all’ambasciata russa in Grecia, è morto a gennaio 2017 ad Atene. Le cause del suo decesso non sono chiare: è stato trovato nel suo appartamento con la porta chiusa dall’interno e nessun segno di scassinamento. Per i greci, il diplomatuco è morto per “cause naturali”.
Aleksander Kadakin, 67enne ambasciatore in india, è morto a Delhi in ospedale nel gennaio 2017 dopo “una breve malattia”.

 

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