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Uno sbadiglio di carnevale

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Le elezioni regionali tra realismo e fiction

Ci risiamo.
La campagna elettorale non è ancora ufficialmente partita ma già si respira il clima di coinvolgimento nelle elezioni regionali.
Raramente abbiamo avuto a che fare con elezioni meno interessanti e più squalificanti dal punto di vista delle candidature. Destra e sinistra – se così vogliamo chiamarle – sembrano voler fare a gara nella scelta del peggio; da una parte Magdi Allam e la Polverini, dall’altra la Bresso e la Bonino. Il fondo, come si sapeva, fondo non ha.
Ma che valore rivestono queste regionali?
A pochi mesi dalla messa in iscacco dei congiurati, l’impressione è che l’esito  generale delle consultazioni di fine marzo non sia più così importante per il prosieguo dell’azione berlusconiana.
Nemmeno un’ipotetica, quanto improbabile, vittoria totale sembra che possa indurre il premier ad andare a politiche anticipate che gli diano l’opportunità di liquidare Fini e gettarlo nella pattumiera.
Lo scontro, semmai, si effettuerà nelle sacche, e nelle sacche si trova la sola logica di queste elezioni.
Le regionali infatti si presentano al momento soprattutto come dei regolamenti di conti e dei regolatori di rapporti di forza nei quali più che vincere sullo schieramento opposto, ad ognuno dei vertici dei due “poli” preme ridimensionare i propri incomodi e mettere fuori gioco l’Udc.
In quest’ottica si può guardare allora alle regionali leggendovi gli scontri interni e auspicando risultati a macchia di leopardo contraddittori tra loro anche in larga misura.
Poi esiste un secondo livello: quello degli interessi di comunità, di progettualità, per cui le realtà sensate sceglieranno di far sponda su qualche candidato istituzionale e si sforzeranno di farlo eleggere.
Mentre il primo aspetto è quello di “lettura strategica”, il secondo è  di “lettura tattica” della contesa partitocratica.
Infine c’è il male incurabile.
Per male incurabile intendo la necessità patologica di alcuni di sentirsi “rappresentati” e di immedesimarsi nella democrazia delegata – con la pretesa di distinguersi da essa per un’autoproclamata purezza valoriale – continuando a prestarsi alla messinscena caricaturale.
La contingenza è persino favorevole ai centrifugati per il numero di mosche che potranno stringere nel pugno vista la distrazione dei ragni impegnati a divorarsi tra loro. E’ quindi prevedibile un risultato privo sì di concretezza ma tale da  poter consentire a chi di fiction vive e muore di cristallizzarsi ulteriormente sull’immedesimazione nei ghetti della peggior democrazia. Come da qualche decennio in qua si suol fare dopo implosioni e disintegrazioni di ogni tipo.
Conosco  i riflessi condizionati e so bene che varie centinaia di persone proveranno ancora una volta a illudersi inseguendo miraggi perché non si vogliono rassegnare alla realtà e ai suoi imperativi che negano la fertilità di qualsiasi espressione terminale.
Ma ognuno è libero d’illudersi come vuole.
Per due mesi la campagna impazzerà, con proclami, accuse reciproche, insulti, mobilitazioni.
Noreporter ha sempre evitato d’impegolarsi in gazzarre parlamentariste e stavolta lo farà con ancor più convinzione.
Darà spazio a notizie gustose, spiritose, piccanti, o a letture attente di faglie.
Non farà però campagna  né da amplificatore di campagne, e non scambierà le regionali e la loro litania stucchevole con qualcosa di diverso. Se la bocca si spalanca in uno sbadiglio non lo confonderà con un sorriso.
Ben diverso sarà l’atteggiamento per elezioni dirette, locali, che esprimono ben altre potenzialità e ben altro spirito, come la candidatura di Fabrizio Croce a sindaco di Grottaferrata. E come qualsiasi logica di localizzazione civica e sinergica impersonata da qualcuno che valga.
Per il resto non ci faremo confondere: la sola cosa interessante che ci separa dal 29 marzo è il Carnevale.

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