lunedì 1 Luglio 2024

Viaggio al termine del futuro

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Essere come la Francia: questo è l’obiettivo dell’Italia dei Gianfranco Fini


Umiliata, disonorata, ma pronta a farla pagare alla banda Domenech che l’ha spinta nel baratro, offrendo un’immagine pietosa sul campo e fuori. La Francia ha iniziato il regolamento di conti. Ma dietro al flop sportivo si nascondono tensioni inconfessabili.
Reazioni. La prima a parlare di fiasco è il ministro dello Sport, Roselyne Bachelot. Poi arrivano i siluri degli ex campioni del Mondo del ’98 che sparano sul c.t. e pretendono le dimissioni del presidente della Federcalcio che replica: “Non abbandono la nave che affonda”.
Banlieue. Il filosofo Alain Finkielkraut un’idea ce l’ha: “La nazionale è minata da divisioni
etniche e religiose. Prima sognavamo con Zidane, adesso vomitiamo su una generazione di teppisti di banlieue”. Sottointeso, neri, arabi e musulmani. Per il sociologo Stephane Beaud, le divisioni nascono in periferie dove i bianchi sono malvisti e i francesi figli di immigrati festeggiano, come ieri, i gol del Sudafrica e tifano Algeria.
Politica. Contraddizioni che i giornali traducono in storie di donne con il burqa, di mariti poligami, di bimbi bianchi insultati perché fanno merenda con un panino al prosciutto, di auto bruciate a Capodanno e il 14 luglio. Fatti che contaminano dibattiti più complessi come quello sull’identità nazionale, voluto dal presidente Sarkozy che da ministro degli interni coniò lo slogan: “Se non ami la Francia te ne vai”. Ieri, l’editoriale de Le Figaro s’intitolava “Dehors”, fuori, rivolto ai giocatori ”che non dovrebbero più rappresentarci nel mondo”.
Etnie. Sarkozy ha creato anche il controverso Ministero dell’immigrazione e dell’identità nazionale affidandolo al suo braccio destro condannato per ingiurie razziali. Difficile negare l’evidenza quando anche a Belleville, nel cuore popolare di Parigi, le tensioni etniche sfociano come sabato in scontri tra ragazzi di origine cinese, maghrebina e africana. Episodi che la Francia bianca, non solo popolare, trasforma in voti per il Front National, tornato ai picchi del 2002. E la nazionale, non più intoccabile come nel ’98, vive le stesse tensioni con giocatori cresciuti nei ghetti. Per la sottosegretaria Fadela Amara ?c’è il rischio di etnicizzare il problema nazionale?. La contraddice Govou: “Tra noi ci sono affinità per colore di pelle”.E Ribery, bianco di un quartiere disagiato — come Henry, Evra, Anelka o gli esclusi Benzema, Nasri — che prima delle partite prega Allah, passato da erede carismatico di Zidane a leader della rivolta.
Gentlemen. Per Finkielkraut bisogna finirla con questa gentaglia che France Football ha coperto di insulti nell’editoriale di ieri. Meglio i gentlemen come Gourcuff, capace di attribuirsi ieri il rosso erroneamente mostrato a Cissé. Lezione per Henry e il suo assist di mano valso la qualificazione rubata all’Irlanda del Trap. Per Beaud invece non si può chiedere a ragazzi contaminati dall’odio di quartieri disastrati, milionari a vent’anni, di sfoggiare pure le buone maniere. Per la Francia del calcio forse basterà Blanc per riportare disciplina e risultati. Per il resto del Paese, le divisioni sociali rimangono irrisolte.

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