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Vieni avanti tu che mi viene da ridere

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altLa Russa rivuole il trattato di AMICIZIA che avevamo stipulato con Gheddafi

 

ROMA- Il trattato di amicizia tra l’Italia e la Libia “non lo abbiamo rotto noi, sono venute meno le condizioni, ma i trattati non si fanno con il capo del Governo ma con le nazioni, con gli Stati; quindi io credo che quel trattato possa esser rimesso in vita nella sua interezza con chi avrà il diritto-dovere di governare la Libia democraticamente”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervistato da SkyTg24.
 
MANTICA, TRATTATO NON PUO’ ESSERE IGNORATO – Il Trattato di amicizia italo-libico, siglato tre anni fa dal premier Silvio Berlusconi e dal leader libico Muammar Gheddafi, “potrà essere aggiornato o limato, ma ha valore e non può essere ignorato”. Lo ha detto all’ANSA il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica. Il Trattato di amicizia e collaborazione tra Italia e Libia su firmato il 30 agosto 2008 a Bengasi, con accordi per 5 miliardi di dollari in 20 anni per chiudere il contenzioso sul passato coloniale del nostro Paese in Tripolitania e Cirenaica. Nei mesi scorsi, dopo l’inizio della rivolta anti-Gheddafi, il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva detto che il Trattato era “sospeso di fatto” per mancanza di un interlocutore, ma che sarebbe ripreso con “la nuova Libia”. Anche i leader del Consiglio nazionale transitorio libico (Cnt) hanno più volte assicurato che gli accordi del Trattato sarebbero stati rispettati una volta caduto Gheddafi.
 
“Il primo dovere dell’Italia sarà quello di aggiornare la parte che riguarda i flussi migratori” del Trattato di amicizia italo-libico, non appena la situazione in Libia si sarà stabilizzata, ha aggiunto Mantica. In particolare “chiederemo di più sull’istituzione di campi profughi che abbiano gli standard dell’Onu e una presenza più attiva delle organizzazioni umanitarie”.
 
Inoltre Mantica ha sottolineato che “c’é preoccupazione per il fatto che l’attuale instabilità in Libia possa portare cittadini non libici, soprattutto sub-sahariani finora sfruttati dal regime di Gheddafi, a fuggire e a tentare di raggiungere l’Europa”
 

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