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“Volveràn banderas vitoriosas”

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Sessantotto anni fa il “levantamiento” spagnolo contro la Repubblica terroristica segnava l’avvio di una guerra civile che si sarebbe prolungata per due anni e otto mesi. Perché i “nacionales” ebbero la meglio.

Sessantotto anni fa mezza Spagna si ribellava alla Repubblica dittatoriale che era in procinto di regolare i conti con i suoi nemici mediante violenza e sterminio. Cosa che avrebbe continuato a fare durante la stessa guerra civile allorquando massoni e comunisti massacrarono scientificamente anarchici e operaisti. A scatenare la rivolta fu l’uccisione per strada del leader di destra Calvo Stelo. In precedenza erano stati incarcerati, esclusivamente per ragioni ideologiche, il capo falangista José Antonio Primo de Rivera e il capo delle Jons, Ledesma Ramos che vennero successivamente assassinati. Il “levantamiento” fu stroncato nel sangue e nell’orrore. Riuscì solo in Galizia e in Navarra. Inoltre, in Castiglia, i cadetti riuscirono a tenere l’Alcazar di Toledo che sarebbe divenuto poi il simbolo della resistenza e della vittoriosa controffensiva. La Spagna nazionale era però del tutto impreparata e non sarebbe mai riuscita a superare l’esito del tragico e leggendario 18 luglio se un tenente colonnello di stanza a Siviglia, Queipo de Llano non fosse riuscito ad impadronirsi del comando locale mettendo agli arresti uno a uno i suoi superiori di fede repubblicana e non avesse vinto la guerra psicologica tramite una genialità propagandistica degna del miglior Goebbels. La tenuta dell’Andalusia assicurata da Queipo de Llano, un vero e proprio colpo di poker, tenne aperta la via per lo sbarco dal Marocco delle guarnigioni di Franco e Milan de Astray. La guerra civile, iniziata ufficialmente quel 18 luglio, sarebbe durata due anni e mezzo, concludendosi il 1 aprile 1939. Una guerra spietata nella quale, contrariamente alle solite leggende propagandistiche, fu la Repubblica l’incontrastata regina dell’orrore. In una sola notte a Madrid vennero uccisi undicimila civili per mano comunista. A Madrid e soprattutto a Barcellona i comunisti soffocarono nel sangue la voce dei loro più agguerriti alleati militari, in particolare anarchici, il cui capo indiscusso, Durruti, cadde, simbolicamente, lo stesso giorno di José Antonio, il 20 novembre 1936. L’apporto tedesco fu limitato e sostanzialmente volto allo studio tattico e strategico, più importante il contributo italiano alla causa spagnola mentre, dall’altra parte, l’Antispagna era sostenuta dall’Urss in modo massiccio, da diverse repubbliche sudamericane, da formazioni internazionali, dal governo francese (anche se moderatamente) e dagli stati Uniti. Da ambo le parti gli spagnoli diedero prova di un immenso valore. La causa nazionale vinse soprattutto perché l’esercito si divise e mentre da parte repubblicana, forse perché massoni, si schierarono gli alti gradi, furono gli ufficiali giovani ed i sottufficiali a prendere invece le armi nel “bando nacional” assicurando così un’ossatura disciplinare unica e formidabile.

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