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Il lavoro è una corda tesa tra il precariato e il suicidio

Mansione: quadro. 56 anni e tre figli ancora a carico. Al ritorno dalle ferie mi hanno dato la lettera di licenziamento perché i prodotti di cui sono specialista non saranno più supportati in Italia”.  Questa relativa alla Infor Global Solution di Milano è una tra le centinaia di storie già giunte a Repubblica.it per l’iniziativa “Vivere con il lavoro in bilico”. La mappa generale della crisi comincia ad essere aggiornata da segnalazioni inviate da tutta Italia e nella prima giornata spicca l’ecatombe di posti di lavoro perduti o a rischio, dal Nord al Sud, nei settori della IT, dell’alta tecnologia e della ricerca, dove a pagare sono molto spesso laureati, specialisti, ingegneri, fisici e chimici anche non più tanto giovani.  Le situazioni di difficoltà riguardano dipendenti di multinazionali, di grandi aziende nazionali e di piccole imprese. Da Milano, ad esempio, si segnala il caso della Nokia Siemens Networks (Nsn) che “ha comunicato l’intenzione di mettere in Cig (13 settimane a zero ore) ben 300 dipendenti della sede di Cinisello e 50 di Cassina de’ Pecchi”. Effetti a catena immediati. Come alla Iway di Milano che forniva consulenza a Nsn: “Ora la ditta è stata costretta a mandare me e i miei colleghi in cig per 13 settimane a zero ore. Bello essere laureati in ingegneria e vedersi a 37 anni in cig dopo tanti anni di sacrifici… W l’Italia!”. O come alla Qsd sistemi, sempre a Milano: “Nsn ha deciso di chiudere qui e spostare la ruicerca in India. Ciò ha portato alla mobilità di 20 ingegneri su 40 entro l’anno. Io il più giovane sono stato tra i primi a uscire”.
A Torino, la Praxis Calcolo ha chiuso la sua sede cittadina; a parte i 90 contratti di solidarietà, 15 persone sono state trasferite a Milano e chi segnala il caso si è dovuto licenziare non potendo spostarsi da Torino per motivi familiari. Un’altra sede chiusa è quella dell’Accenture di Pisa: “Ufficialmente – segnala il lettore – ha solo trasferito i dipendenti a Milano: l’effetto è che quasi tutti quelli che ci lavoravano sono finiti in mobilità. Tutti laureati in informatica, ingegneria, quindi altamente qualificati ma ‘anziani'”. Altra segnalazione sul colosso Hewlett-Packard e la sua controllata italiana a Roma: “Hp-Dcs licenzia 130 dipendenti su 600”. Con Hp si è fusa Eds, riducendo il personale: “Sono 8 i posti persi nell’area torinese, tecnici informatici e quindi personale ‘apparentemente’ al sicuro”.
Invece la crisi non risparmia nessuno. E’ il caso dei dipendenti della Pgt Phonotics, nata dal gruppo Pirelli, segnalato da Milano: “Nel luglio 2008 l’azienda viene venduta all’americana CyOptics di cui Pirelli acquista il 30% delle azioni. Dopo poco più di un anno, CyOptics decide di liquidare l’azienda e licenziare 70 tra ingegneri, fisici e tecnici specializzati”. O il caso dell’ex responsabile della logistica e programmazione della produzione alla Idra di Brescia: “Moglie e due figlie a carico, sono stato messo prima in Cigs e ora in mobilità. Per fortuna tra qualche mese arriverò alla pensione”.
“Parlate della situazione lavorativa del Sud e in particolare del settore IT”. E’ l’appello di un dipendente della Tsc Technology di Napoli: “Qui – spiega – il settore It è morto quando Telecom Italia ha chiuso i rubinetti e tante società che vivono solo di consulenza stanno sparendo. La mia società è una di queste e se le cose non cambiano anche altri dipendenti saranno licenziati”.
Un caso emblematico che è oggetto di molte segnalazioni è quello dell’ex Eutelia, grande azienda delle Telecomunicazioni con 2.000 dipendenti in numerose sedi in Italia e negli stabilimenti principali di Pregnana Milanese, Roma, Bari, Napoli e Ivrea. L’azienda è stata appena ceduta all’Agile del gruppo Omega e non paga gli stipendi da luglio. L’ultimo incontro tra le parti al ministero è servito a far impegnare la direzione a versare le retribuzioni di luglio e le altre entro la terza settimana di ottobre, ma sulle prospettive lavoratori e sindacati continuano a vedere nero.

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