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5G contro 5G

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Gli Usa provano a fermare la Cina

Gli americani stanno lavorando al proprio network 5G, per annullare il vantaggio dei cinesi. Colossi come Microsoft, AT&T e Dell si sono alleati per svilupparlo, senza escludere gli svedesi di Ericsson e i finlandesi di Nokia, che a Washington sono considerati quasi come le compagnie Usa, e comunque restano alleati fondamentali. Gli Stati Uniti puntano soprattutto sul software, con cui sperano di aggirare Huawei e Zte, annullando di fatto il loro primato nel settore dell’ hardware.
Il 5G è la nuova generazione delle telecomunicazioni, che però ha un’ importanza molto superiore rispetto a quelle precedenti. La sua bassissima latenza, ossia il tempo che passa tra l’ invio di un messaggio e la risposta, consente di utilizzarlo per tante funzioni pratiche delicate.
In altre parole, il 5G non permetterà solo di comunicare meglio con i cellulari, o inviare rapidamente i video amatoriali che abbiamo ripreso ieri per celebrare la festa della mamma, ma ci aiuterà a gestire i robot nelle fabbriche, spostare i veicoli a guida autonoma, condurre interventi chirurgici a distanza, operare infrastrutture tipo le centrali elettriche o mezzi militari come i caccia di ultima generazione. Questo è la vera ragione che preoccupa gli Usa, perché non avere il controllo della rete li esporrebbe non solo al rischio dello spionaggio delle comunicazioni tra alleati, ma anche alla minaccia dell’ interruzione di servizi cruciali.
I cinesi hanno acquisito un significativo vantaggio nello sviluppo dell’ hardware, cioè le antenne e le altre apparecchiature necessarie per far funzionare il 5G, anche perché stavolta gli americani sono stati lenti. Così Huawei e altre aziende della Repubblica popolare, sospettate di essere braccia dell’ apparato militare e di intelligence, si sono fatte avanti in tutto il mondo, Italia compresa, offrendo di costruire il network a prezzi stracciati. Washington ha chiesto a Roma e agli altri alleati di scegliere alternative più affidabili, come Ericsson e Nokia, ma ciò non è bastato a risolvere il problema. Il presidente Trump ha sollecitato compagnie come Apple ad entrare nel settore, mentre era circolata anche la voce di un possibile acquisto delle aziende svedese e finlandese da parte degli Usa.

Nelle sua intervista della settimana scorsa con La Stampa, il capo del Pentagono Esper ha detto che gli americani stanno già sperimentando nuove tecnologie 5G nelle basi militari.
Questa dichiarazione ha attirato l’ attenzione degli addetti ai lavori, che hanno iniziato a speculare su cosa intendesse.
Una prima ipotesi è che si riferisse a progetti tipo O-Ran, alleanza tra operatori, vendor e aziende telecom per pensare e ridefinire il futuro delle tecnologie di Radio Access Network. Fondata a Berlino nel febbraio del 2018, riunisce colossi come AT&T, Deutsche Telecom, Orange, NTT e China Mobile, per sviluppare architetture aperte. In questo scenario potrebbero esserci tante realtà che lavorano su singole parti della rete. Ciò renderebbe più facile l’ accesso al mercato dei fornitori da parte di nuove aziende, tra cui quelle Usa.
Un’ altra ipotesi ancora più accreditata riguarda l’ alleanza costituita da Microsoft con compagnie tipo AT&T e Dell, senza escludere Ericsson e Nokia, per sviluppare
Per spiegarla con le parole di Michael Dell, «il software si sta mangiando l’ hardware nel 5G». Microsoft va molto bene, negli ultimi 16 mesi ha aggiunto 560 miliardi in termini di capitalizzazione di mercato, e quindi ha risorse enormi da mobilitare. Lo ha dimostrato a marzo, quando ha annunciato i nuovi prodotti cloud di Azure pensati per il 5G. Non sappiamo se Esper si riferisse a questi esperimenti, ma le operazioni sono già in corso.

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