lunedì 13 Ottobre 2025

Terzo oro

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored

altcanoa

 

Mettigli una fascia intorno alla testa e penserai di aver incontrato  Rambo all’Aquafan. Lui però non usa il mitra per far fuori invisibili nemici nella giungla. Per scendere nelle rapide artificiali di Lee Valley  lui ha stretto in pugno la pagaia e domato le onde e trovando la corrente giusta per arrivare alla medaglia d’oro olimpica, l’ultimo trofeo che gli mancava.  Daniele Molmenti somiglia a un giovane Sylvester Stallone. Nel viso scolpito come Rocky e Rambo, nella montagna di muscoli cresciuta su un corpo piccolo e nello sguardo fiero e un po’ spaccone di quello che non ha paura di onde e di avversari. “Sapevo che ce l’avrei fatta. Sono l’unico ad aver vinto Mondiali, Europei e oro olimpico. Nel K1 il più forte sono io. Altro che spread, qui i tedeschi io li ho lasciati dietro”. Ha cantato l’inno di Mameli con la forza di un guerriero che aveva appena piantato la bandiera sulla terra nemica. “Sono orgoglioso di questa medaglia, per me stesso e per questo sport che merita di più. E per l’Italia, perché abbiamo dimostrato che ci siamo, soprattutto noi che sui giornali andiamo poco. Non ci conosce quasi nessuno, però poi sappiamo come vincere”. 

Il ragazzo di Pordenone proprio oggi ha compiuto ventotto anni.  Da ragazzino lo chiamavano Calimero, e questo nick gli è rimasto appiccicato addosso forever. “Perché ero piccolo, di carnagione scura e col casco in testa facevo ridere. Mi prendevano in giro ma per fortuna adesso non lo fanno più”. E Calimero, che a Pechino aveva sbagliato gara fermandosi al decimo posto in classifica, da quel giorno ha moltiplicato la fatica, in acqua e in palestra, rinunciando anche alla sua amata Ducati monster, alla quale non avrebbe voluto rinunciare mai. “Prima di entrare nella forestale tutte le spese erano a carico dei miei. Così a un certo punto ho deciso di vendere la moto per andare ad fare uno stage in Australia, dove tutti gli altri volavano quando da noi era inverno. Sapevo che era una scelta giusta. Adesso spero che la Ducati mi regali una moto, così riprendo a correre come piace a me. Non è caso che la mia canoa sia rossa…”.  Quando ha capito di avercela fatta Molmenti ha iniziati a battersi le mani sul casco e ha lanciare grida come un matto. “Siamo grandi, siamo grandi”.  Proprio così. “Ho lavorato duro per arrivare fino a qui nella condizione giusta. Sapevo di aver il ritmo. E di avere il braccio giusto. Questa discesa è molto fisica. Nella parte centrale, quella più difficile, io sono arrivato ancora a posto. I miei avversari hanno pagato l’acido lattico. Io no. Tutta la palestra fatta mi è servita. I muscoli mi hanno portato dove volevo arrivare”.  

Molmenti, sceso come ottavo dei dieci atleti in finale, ha abbassato di un secondo e 35 centesimi il tempo del ceco Hradilek. Lo sloveno Kauzer, numero uno del ranking, così ha dovuto rischiare, accumulando penalità ed errori. “Ho seguito la mia strategia di gara. Non ho rischiato in semifinale per dare tutto quando contava per davvero. Sapevo che gli altri invece avrebbero dovuto rischiare. Ma io sapevo come fare, mi ero studiato tutto nei minimi dettagli”. Il Rambo friulano è più o meno single (“Ho alcune fidanzate, quindi forse nessuna”) e dice che festeggerà medaglia e compleanno come piace a lui. “Prosecco, stasera molto prosecco”. Molmenti stringe i pugni. Lui con l’acqua ci parla. Lui la corrente la sa domare. Senza paura, con quella bella faccia da simpatico spaccone.

Malgrado Napolitano, malgrado Draghi, malgrado Monti, malgrado Passera, malgrado Grilli, malgrado la Fornero, malgrado Abate, malgrado Prandelli, c’è un’Italia che non accenna ancora a morire.


Ultime

Un giovane eroe

Come nei tempi andati

Potrebbe interessarti anche