venerdì 19 Luglio 2024

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Sono quasi 870 milioni le persone – vale a dire una su otto – che nel biennio 2010-2012 hanno sofferto di malnutrizione cronica, denuncia il nuovo rapporto ONU sulla fame nel mondo presentato oggi. The State of Food Insecurity in the World 2012 (SOFI) 5 (Lo Stato dell’Insicurezza Alimentare nel mondo) pubblicato congiuntamente dalle tre agenzie ONU di Roma – l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO 6), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD 7) e il Programma Alimentare Mondiale (PAM 8) – presenta stime aggiornate sulla fame nel mondo, basate su dati più precisi e su una migliore metodologia per misurarli.
Il calo dei malnutriti in 20 anni. La maggioranza delle persone che soffrono la fame vive nei paesi in via di sviluppo, vale a dire circa il 15% della loro popolazione, mentre i restanti 16 milioni di cronicamente sottonutriti vivono nei paesi sviluppati. Nel periodo compreso tra il 1990-92 ed il 2010-12 il numero totale delle persone che soffrono la fame è diminuito di 132 milioni passando dal 18,6% della popolazione mondiale al 12,5%, e dal 23,2 % al 14,9% nei paesi in via di sviluppo. Questi dati rendono l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio (MDG, l’acronimo inglese) una meta raggiungibile ma solo se si interverrà in modo appropriato ed adeguato. Tra il 1990 ed il 2007 il numero delle persone che soffrono la fame è calato in modo molto più marcato (molto più bruscamente) di quanto non si prevedesse (pensasse precedentemente), mentre invece dal 2007-08 i progressi nel ridurre la fame si sono rallentati e stabilizzati.
Ancora cento milioni di bambini sotto peso. “In un mondo di opportunità tecniche ed economiche senza precedenti – denunciano José Graziano da Silva, Kanayo F. Nwanze e Ertharin Cousin, rispettivamente a capo della FAO, dell’IFAD e del PAM, nella prefazione del rapporto – troviamo assolutamente inaccettabile che più di 100 milioni di bambini sotto i cinque anni siano sottopeso, e in condizioni di non poter sviluppare a pieno il proprio potenziale umano e socio-economico, e che la malnutrizione infantile uccida ogni anno più di 2,5 milioni di bambini. Ci preoccupa, in particolare – hanno aggiunto – che sia ancora molto fragile la ripresa economica dalla crisi finanziaria mondiale degli ultimi anni”.
L’appello alla comunità internazionale. “Ciononostante – dicono ancora i responsabili delle tre Agenzie dell’ONU – facciamo appello alla comunità internazionale affinché facciano uno sforzo supplementare per assistere i più poveri a realizzare il diritto fondamentale ad un’alimentazione adeguata. Il mondo dispone delle conoscenze e dei mezzi per eliminare tutte le forme di insicurezza alimentare e malnutrizione – hanno concluso – ma è necessaria una strategia del ‘doppio binario’, che punti da una parte ad una generale crescita economica (incluso il settore agricolo) e dall’altra fornisca reti di protezione sociale per i più vulnerabili”.
L’impatto della crisi economica. Le nuove stime mostrano che l’aumento della malnutrizione nel periodo 2007-2010 è stato meno marcato di quanto non si pensasse. In molti paesi in via di sviluppo la crisi economica del 2008-09 non ha causato quell’immediato e brusco rallentamento economico che si temeva. Il trasferimento dei prezzi alimentari internazionali sui mercati locali è stato meno pronunciato di quanto non ci si aspettasse, anche perché alcuni governi sono riusciti ad attutirne l’impatto e proteggere i più vulnerabili dagli effetti dei picchi raggiunti dai prezzi alimentari. I dati sulla fame pubblicati oggi sono stati riveduti e corretti a partire da quelli registrati nel 1990. Sono state impiegate informazioni aggiornate sulla popolazione, sulla disponibilità di cibo, sulle perdite alimentari, sul fabbisogno dietetico e su molti altri fattori. Inoltre essi danno stime più accurate della distribuzione del cibo (misurato in termini di approvvigionamento energetico alimentare).
Non si colgono gli affetti dei prezzi aumentati. Il Rapporto 2012 fa notare tuttavia che la metodologia impiegata non riesce a cogliere gli effetti dell’aumento dei prezzi alimentari di breve periodo e di altri shock economici. La FAO sta lavorando per mettere a punto una serie più ampia di indicatori per essere in grado di cogliere la qualità delle diete ed altre dimensioni della sicurezza alimentare. Il rapporto indica che con interventi e piani d’azione appropriati tesi ad invertire il rallentamento registrato negli anni 2007-2008, l’obiettivo di sviluppo del millennio di dimezzare la proporzione di coloro che soffrono la fame nei paesi in via di sviluppo entro il 2015 è ancora raggiungibile.
Aumentano gli affamati nei paesi ricchi. Anche nei paesi sviluppati è aumentato il numero delle persone che soffrono la fame. Dai 13 milioni rilevati nel biennio 2004-06 si è passati a 16 milioni nel 2010-12, invertendo una tendenza costante al ribasso registrata negli anni precedenti a partire dai 20 milioni del biennio 1990-92.
“Se la media annuale di riduzione della fame degli ultimi 20 anni continua di questo passo sino al 2015 – si legge nel rapporto – la percentuale dei sottonutriti nei paesi in via di sviluppo raggiungerebbe il 12,5 % – percentuale ancora superiore all’obiettivo di sviluppo del millennio dell’11,6%, ma molto più vicino ad esso di quanto non si fosse precedentemente stimato”.

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