sabato 20 Luglio 2024

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Aveva detto in classe di sentirsi «dalla parte dei terroristi». Tanto è bastato a un bambino francese di soli 8 anni, nel clima di psicosi innescato dalle stragi delle settimane scorse, per venire interrogato dalla polizia per apologia del terrorismo: un reato punito ormai in modo esemplare – almeno per quel che riguarda i maggiorenni – dopo gli eccidi di Charlie Hebdo e del supermercato kosher di Parigi. 

 La direzione della scuola, nel centro di Nizza, sulla Costa azzurra, aveva sporto denuncia contro il bambino. Ma l’avvocato della sua famiglia, Sefen Guez, ha manifestato stupore e irritazione: «Siamo di fronte a un’isteria collettiva – ha protestato – il mio cliente ha 8 anni! Non si rende conto della portata delle sue frasi. Non ha senso».  

Il piccolo Ahmed, il cui nome rivela radici familiari musulmane, frequenta la terza elementare. All’indomani della strage nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo ha risposto così – secondo il legale – a chi gli chiedeva di dire «Je suis Charlie»: «Sono dalla parte dei terroristi, perché sono contro chi fa le caricature del profeta» Maometto. I genitori, immediatamente avvertiti, gli hanno peraltro «spiegato che si trattava davvero di terrorismo, aggiungendo tutti i motivi per cui si doveva ovviamente stare dalla parte delle vittime a Charlie Hebdo». 

Il caso sembrava chiuso lì, ma il 21 gennaio il direttore della scuola ha deciso di inoltrare una querela per apologia di terrorismo contro Ahmed e per «intrusione» da parte di suo padre. Il genitore, in effetti, notando che suo figlio era scosso e piuttosto isolato dopo i fatti, lo ha accompagnato per tre volte fin nel cortile di ricreazione, dove i genitori non sono ammessi e dal quale è stato invitato ogni volta ad uscire. 

 

Secondo fonti della polizia, nella denuncia si dice che il piccolo Ahmed avrebbe pronunciato anche le frasi: «bisogna uccidere i francesi» e «i giornalisti se la sono cercata». Inoltre, avrebbe rifiutato di rispettare il minuto di silenzio in memoria delle vittime. Il piccolo, nell’interrogatorio, pare abbia però sottolineato di non essersi reso conto della gravità delle sue affermazioni. Mentre il padre, ha precisato la fonte investigativa, «ha manifestato rammarico per le frasi del figlio». 

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