sabato 20 Luglio 2024

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Armi chimiche sono state trafugate da arsenali del regime di Muammar Gheddafi in province centrali e meridionali della Libia e a prenderle sono state “milizie” avversarie dell’esercito regolare libico: lo riferiscono “fonti militari” riportate dal sito di Asharq Al-Awsat, l’autorevole quotidiano panarabo basato a Londra.

Il quantitativo trafugato non è noto, precisa il sito del quotidiano filo-saudita. Un “responsabile militare”, sotto anonimato, ha detto all’Asharq Al-Awsat che “sfortunatamente” armi chimiche “esistono in luoghi noti alle milizie, le quali ne hanno preso grandi quantitativi per usarle nella loro guerra contro l’esercito”. E gli arsenali segreti in Libia che contengono micidiali armi chimiche come “l’iprite e il gas nervino Sarin” “potrebbero cadere nelle mani dello Stato islamico”, riferisce ancora Asharq Al-Awsat, citando un anonimo responsabile militare libico.

Un gruppo armato di guardia ad una fabbrica chimica situata nel distretto di Jufra, circa 600 chilometri a sud-est di Tripoli ha trasferito imprecisate quantità di “gas mostarda” (iprite) a Misurata, scrive ancora il sito, che descrive anche lo svolgimento di un presunto test con armi chimiche.

Tre adolescenti inglesi arruolate per la guerra santa dei terroristi. Scotland Yard e’ alla ricerca di tre ragazze di 15 e 16 anni, di una scuola dell’est di Londra, che sarebbero partite per la Turchia con l’intenzione di unirsi ai jihadisti dell’Isis in Siria. Shamima Begum, 15 anni, Kadiza Sultana, 16 e un’altra 15enne sono state viste l’ultima volta, con i bagagli e ben vestite, martedi’ scorso all’aeroporto di Gatwick da dove hanno preso un volo per Istanbul. Alle famiglie avevano detto che avrebbero trascorso la giornata fuori, approfittando della pausa scolastica di meta’ semestre. Secondo i media britannici, le tre ragazze erano molto amiche e avrebbero maturato insieme la loro decisione. ”La nostra piu’ grande preoccupazione e’ la sicurezza di queste giovani ragazze”, ha detto Richard Wolton capo dell’anti-terrorismo di Scotland Yard rivolgendo un appello ”a chiunque abbia informazioni sulla loro scomparsa di rivolgersi alle autorita”’.

Tobruk dice no a governo unità nazionale:  Governo e Parlamento di Tobruk, quelli riconosciuti a livello internazionale, hanno respinto una proposta avanzata da “ambienti occidentali” e Onu sulla formazione di un governo di unità nazionale libico entro una settimana al fine di combattere l’Isis: lo riferiscono fonti libiche. E’ salito a “47 morti e 80 feriti” il bilancio delle tre autobomba esplose ad Al-Qubah, nell’est della Libia: lo riferiscono fonti dell’ospedale “al Bayda” della cittadina. Il bilancio potrebbe aggravarsi dato che 26 feriti vengono definiti in “condizioni molto gravi”.

Il caos Libia e le nuove minacce Isis, a Parigi riunione dei ministri degli Esteri del gruppo Med, con Gentiloni, mentre dagli Stati Uniti l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, assicura che sta arrivando un sostegno forte alla mediazione che sta conducendo l’inviato speciale del segretario generale dell’Onu, Bernardino Leon, per un governo di unità nazionale” in Libia. 

Sul territorio la situazione resta grave: tre autobomba sono esplose ad Al Qubah una cittadina nell’est della Libia. Una delle esplosioni ha colpito un edificio dei servizi di di sicurezza, precisano le fonti. Al Qubah si trova ad una quarantina di chilometri ad ovest di Derna, la città trasformata in Califfato da jihadisti.  L’Isis ha imposto un “coprifuoco” a Sirte, la città che controlla sull’omonimo golfo,secondo fonti libiche. I media libici avevano confermato che la città è sotto il “completo controllo” dei jihadisti che, oltre edifici governativi, hanno preso anche l’università e compiuto una “parada” di pickup pesantemente armati. Il sito di Al Arabiya ha citato testimoni per riferire che l’Isis ha preso possesso del centro convegni “Ougadougou” dove l’allora leader Muammar Gheddafi organizzava stravaganti summit africani e arabi. La città è assediata dai miliziani islamici delle ‘Brigate di Misurata’ che vogliono riportare l’agglomerato sotto sotto il controllo di Tripoli, la sede del governo filo-islamico non riconosciuto dalla comunità internazionale. Si attende sempre l’esito di negoziati tra l’Isis e anziani delle tribù locali per evitare lo scontro e far uscire i jihadisti lasciandoli andare a Nawfaliya, una cittadina desertica 145 km a est di Sirte.

Renzi, Italia solida contro minacce – “L’Italia è un grande Paese in condizione di affrontare qualsiasi tipo di minacce”. Matteo Renzi utilizza la platea della trasmissione di Rai 2, Virus, per mandare pochi e miratissimi messaggi sul ruolo e la strategia di Roma in merito alla situazione in Libia e ai rischi di attacchi terroristici da parte dell’Isis. “L’Italia è forte ed in condizione di reggere ma non intende avviare avventure belliche”. Il problema va affrontato con “grande decisione” ma senza cedere all’isteria collettiva. “Preoccupazione sì , sottovalutazione della situazione no ma non siamo assediati, non abbiamo quelli con i coltelli dietro le porte”, tranquillizza il premier rimarcando che il problema, per certi versi, non viene dall’esterno ma dall’interno: non a caso – spiega- gli attentatori in Francia e a Copenaghen, sono nativi di quei luoghi. Così come l’Isis non e’ strutturalmente in Libia ma un fenomeno accresciuto anche grazie alle moderne tecnologie di comunicazione, come Internet, per esempio. Da qui la massima esigenza di lavorare diplomaticamente per ottenere il consenso internazionale, quindi anche da parte di paesi come la Cina e la Russia, per giungere ad una soluzione che porti la pace nel paese nordafricano. “In Libia c’è il rischio di un “franchising del terrore con gruppi locali che decidono che la bandiera dell’Isis ha più visibilità” e quindi si uniscono ai jihadisti. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Porta a Porta, sottolineando che l’Isis ha un “marchio lugubre dall’alto valore simbolico”.

Obama, guerra a terrore non Islam. Isis, arriviamo a Roma – “#We Are Coming to Rome”, stiamo arrivando a Roma. La nuova minaccia dell’Isis all’Italia arriva con un hashtag su Twitter, e alimenta le preoccupazioni per la situazione in Libia, sempre più caotica. Una “situazione esplosiva”, come l’ha definita Federica Mogherini, ministro degli Esteri della Ue. Così mentre a New York, nella sede dell’Onu, si lavora incessantemente per trovare una soluzione alla crisi che infiamma la sponda sud del Mediterraneo, a Washington – dove i rappresentanti di 60 Paesi si sono confrontati sulle strategie anti-Isis – il segretario di Stato americano John Kerry si è incontrato per parlare di Libia proprio con la Mogherini e il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukri, alla presenza del numero uno dell’Onu Ban ki-Moon. Proprio l’Egitto, intanto, ha presentato una bozza di risoluzione alle Nazioni Unite che prevede anche l’uso della forza militare in Libia se necessario. Un’opzione che però al momento non sembra essere presa in considerazione, almeno stando alla discussione avvenuta in seno al Consiglio di sicurezza. Discussione che ha rafforzato il fronte dei sostenitori della via diplomatica. La priorità numero uno è quella di mettere insieme le varie fazioni che si confrontano in Libia in un contesto di unità nazionale contro le forze del terrore. Come emerso anche da una riunione a New York dell’Intenational Crisis Group sulla Libia composto da rappresentanti di Usa, Francia, Regno Unito, Italia, Germania, Spagna, Ue e Onu. 

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