giovedì 18 Luglio 2024

È un sistema che è fallito

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Disoccuazione, sottoccupazione e non siamo in grado di produrre personale all’altezza

«Nei prossimi 2-3 anni abbiamo bisogno di 5-6mila persone, non so dove andare a trovarle». Lo ha detto Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, in occasione di un convegno della Cisl. «Non troviamo gente che venga a lavorare da noi».
Bono ha poi spiegato che il gruppo cerca prevalentemente carpentieri, saldatori, mestieri che non è più così facile trovare in Italia. «Abbiamo dei cantieri in Romania e prendiamo i lavoratori dal Vietnam, ma anche lì prima o poi finiranno».
Una dichiarazione che sembra trovare riscontro nei numeri. Se guardiamo infatti gli ultimi dati del sistema informativo Excelsior di UnionCamere-Anpal l e imprese per il mese di luglio hanno previsto circa 60mila assunzioni di operai specializzati, con una difficoltà di reperimento in oltre un caso su tre (36%), più alto rispetto alla media generale del 26,6%. Le primule rosse? Gli operai specializzati in installazione e manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche “vantano” una difficoltà di reperimento del 53,5%, seguiti dai saldatori al 49,8% e fabbri ferrai e costruttori di utensili (49,6%). Ed evidenzia un paradosso che ormai da anni affligge l’Italia: da un lato il tasso di disoccupazione resta a livelli allarmanti tra i giovani (a maggio era al 30,5%, la più alta dopo Grecia e Spagna), dall’altro ci sono posti di lavoro che restano vuoti perché le aziende non trovano candidati con le competenze in linea con le proprie esigenze.
«Il lavoro – ha sottolineato Bono – è sempre dignità. Se uno si accontenta di fare il rider a 500-600 euro… da noi un lavoratore medio prende 1.600 euro al mese. Allora se uno volesse guardare al futuro non si accontenterebbe di fare il rider, anche perché non è che fare il rider è meno faticoso di fare il saldatore. Purtroppo – ha concluso Bono – abbiamo
cambiato cultura».

La replica del ministro del Lavoro Luigi Di Maio non si è fatta attendere: «Siamo pronti con l’Agenzia Nazionale delle Politiche Attive a dare supporto a Fincantieri nel formare le maestranze di cui ha bisogno». «Le nuove politiche per il lavoro che stiamo costruendo andranno proprio nella direzione di colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro».
«Le dichiarazioni odierne dell’ad Fincantieri Giuseppe Bono sulla mancanza di offerta di lavoro qualificato in Italia confermano quello che la Cisl dice da lungo tempo: ovvero che nel nostro Paese mancano investimenti e strumenti sufficienti per rilanciare formazione, riqualificazione professionale, Its, raccordo scuola-lavoro, apprendistato». Lo dichiara in una nota il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra. «Priorità gravemente mortificate dal Governo nell’ultima Manovra ed evidenziate con gran forza nella nostra Piattaforma unitaria come pure nei contenuti del Patto per la Fabbrica. Si tratta di procedere insieme, in un perimetro di responsabilità condivisa, per creare condizioni di equilibrio tra domanda e offerta, riscattando tanto lavoro povero e agganciando l’obiettivo di una maggiore produttività».

Roberto D’Andrea, coordinatore nazionale Fincantieri per la Fiom-Cgil nazionale chiede di aprire un tavolo di confronto sui lavoratori che operano in appalto. «In questi anni – dichiara in una nota -, grazie anche al rilancio produttivo dell’azienda, si sono formati migliaia di lavoratori che operano in appalto e in subappalto per Fincantieri, spesso con condizioni nettamente inferiori ai 1600 euro promessi dall’amministratore delegato Giuseppe Bono. Per rispondere alla richiesta di personale comunicata oggi dall’ad Bono si può attingere, in primo luogo, a questo enorme bacino già professionalizzato». «Inoltre, a livello locale le organizzazioni sindacali hanno già verificato la possibilità di dar vita a politiche attive del lavoro in grado di mettere allo stesso tavolo l’azienda, le scuole di formazione professionale, gli enti locali e tutti i soggetti interessati. I lavoratori degli appalti e dei subappalti sono sicuramente pronti a passare alle dirette dipendenze di Fincantieri e soddisfare l’esigenza di manodopera»

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