L’epidemia indotta a Treviso
«Abbiamo chiesto ai cittadini di fare sacrifici, di rimanere chiusi in casa, abbiamo chiuso le attività; hanno fatto chiudere i bar se per caso c’erano tre persone senza mascherina e poi scopriamo che in una struttura dello Stato fanno quello che vogliono e può succedere di tutto».
È furioso il sindaco di Treviso, Mario Conte. Mentre ci sta parlando è in corso una guerriglia a sassate dei migranti dell’ex caserma Serena di Treviso contro la polizia. I richiedenti asilo se la prendono con gli uomini in divisa perché non ne vogliono sapere di fare la quarantena. In quel centro «accoglienza» sono quasi tutti positivi. Da due si è passati a 157. Ora ammontano a 260. Duecentosessanta su 300 ospiti. Il sindaco è sconcertato, oltre che preoccupato per i suoi cittadini e ha deciso di chiedere i danni allo Stato. «Ho dato mandato all’avvocatura dello Stato – spiega in un’intervista al Giornale – per studiare la pratica affinché si chiedano i danni. Per noi è un grosso danno. Per un lungo periodo abbiamo chiesto ai nostri cittadini di fare sacrifici e ora ci troviamo con una struttura gestita dallo Stato e dalla prefettura dove all’interno può succedere di tutto».
Una caserma aperta nel 2015. In questi giorni com’è la situazione lì dentro?
«Io non posso entrare, non ci lasciano fare i controlli. La situazione è molto tesa. E la cooperativa che ha in gestione il centro non riesce a tenere divisi i positivi dai negativi».
Ma il posto per dividerli c’è?
«Sì basterebbe spostarli di palazzina. Positivi da una parte e negativi dall’altra, ma gli ospiti non vogliono. Tutti noi dobbiamo sottostare ai capricci di queste persone».
Alcuni negativizzati sono stati spostati in un’altra struttura.
«Sì hanno trasferito i primi cinque negativizzati. Ma è un continuo trasportare questa gente di qua e di là con un crescendo di paura da parte della popolazione che non vuole contrarre il virus».
Non si può chiudere quella caserma?
«Io sono per lo smantellamento. Salvini aveva iniziato un processo di svuotamento. Ora siamo presi così, con queste persone che fanno ciò che vogliono. Salvini era venuto a vedere la situazione, questi giorni non ho visto una presenza che fosse una da parte del ministro Lamorgese».
Non l’ha nemmeno chiamata?
«No, se non vuole chiamare il sindaco, almeno chiami per solidarietà quei medici con cui i migranti se la sono presa questi giorni. La nostra azienda sanitaria sta facendo uno sforzo enorme per cercare di fare a tutti i tamponi in tempi record e queste persone se la prendono con la polizia, con i medici. La conclusione è che gli unici che mi chiamano e mi chiamate – sorride – sono le tv nazionali, i giornalisti. Capisci che danno possiamo avere».
Avete avuto disdette nel turismo?
«Tantissime disdette, la gente ha paura. Mi sono confrontato con associazioni di categoria e da questa ondata di contagi ne riceviamo sicuramente un danno».
Danni per l’immagine.
«E all’economia. La responsabilità non è di certo dell’amministrazione comunale, è una struttura gestita da una cooperativa che ha vinto l’appalto della prefettura. E lì la responsabilità è dello Stato».