giovedì 18 Luglio 2024

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Il confronto tra i piani economici e politici di Francia e Italia c’inchioda pietosamente a livelli da Quarto Mondo

Numeri certi e richiami alla sovranità: iI piano francese fa arrossire l’Italia
Il preciso documento di Macron per gestire i fondi del Recovery fa sfigurare il nostro vago e dilettantesco Pnrr
Noi dedichiamo ai giovani un paragrafo, loro 54 pagine con progetti dettagliati. E non si parla di parità di genere.

Che il nostro compagno di scuola, quello con il banco al di là delle Alpi, stia più simpatico di noi alla maestra Ue, è cosa nota. Prima di incolpare per le nostre brutte pagelle solo i soliti favoritismi, tuttavia, sarà forse opportuno dare un’occhiata a come il nostro amico svolge i suoi compiti e come invece lo facciamo noi.
Prendiamo il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza o, meglio, la sua bozza «solo uso interno – riservata» che si trova praticamente ovunque: 125 pagine di fuffa e belle parole per spiegare (male) come gestiremo i circa 208 miliardi in arrivo dal Recovery fund (ma il documento italiano vi unisce anche i fondi del Quadro finanziario pluriennale, per un totale di circa 309 miliardi).

La Francia, dal canto suo, già il 3 settembre ha proposto un articolato piano intitolato France Relance, che mira a illustrare come verranno investiti circa 100 miliardi complessivi, comprendenti i 40 in arrivo da Bruxelles più altri interventi della prossima Finanziaria.
Anche se non si tratta di due documenti perfettamente sovrapponibili, il confronto tra l’uno e l’altro è altamente istruttivo. Innanzitutto dal punto di vista linguistico: nella bozza del nostro Pnrr, dall’infelice richiamo onomatopeico, non compare mai la parola «sovranità». Eppure l’azionista teoricamente di maggioranza del governo ha a lungo flirtato con le politiche sovraniste e con un partito sovranista ci ha fatto anche un governo assieme. Il testo francese, pure sottoscritto da un presidente che della lotta al sovranismo ha fatto una bandiera, menziona la sovranità circa una ventina di volte: «sovranità alimentare», «sovranità energetica», «sovranità tecnologica», «sovranità economica»… Non solo: è Emmanuel Macron in persona a mettere nero su bianco che «France Relance è stato concepito come un acceleratore di sovranità» con cui «la nostra nazione riprende in mano il suo destino economico». Ma non ditelo ai vari Enrico Letta e Sandro Gozi, per carità. Più che alle parole, tuttavia, badiamo ai fatti e ai numeri. Il documento francese (che, ricordiamolo, deve pianificare la spesa di una cifra che è un terzo di quella su cui si basa il nostro Pnrr) è composto da quasi 300 pagine estremamente ordinate, con centinaia di progetti concreti e, per ognuno, tempi di realizzazione e investimenti dedicati. Facciamo alcuni confronti.
Tra le voci più contestate del Pnrr ci sono le risorse impiegate per «transizione ecologica» e «parità di genere». A quest’ultimo capitolo vengono destinati 4,2 miliardi. Ebbene, per quanto i francesi non siano secondi a nessuno per fanatismo politicamente corretto, tale voce di spesa nel loro documento non c’è. La parola «genre» neanche vi compare mai.

Semplicemente incomparabili le politiche green dei due documenti: per spiegarci come spenderemo 74,3 miliardi in tal senso, il Pnrr impiega 6 paginette scialbe, pur poste sotto l’altisonante titolo di «Rivoluzione verde e transizione ecologica». La sezione «Ecologia» di France Relance si estende lungo 113 pagine, pur destinando a tale comparto «solo» 30 miliardi. E mentre noi riempiamo pagine con infografiche da scuola media, loro, in questa sezione, parlano di come consolidare il comparto dell’energia nucleare.

Capitolo giovani: il Piano italiano vi dedica 3,2 miliardi di spesa, destinati essenzialmente a «favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, potenziando i centri per l’impiego e le attività di orientamento e formazione, e incentivando la loro assunzione attraverso misure di decontribuzione per i datori di lavoro» e a potenziare «il Servizio civile universale». Mah. La relativa sezione nel testo francese si staglia lungo 54 pagine e 26 progetti dettagliati, per un totale di 5,6 miliardi dedicati. Altro tema: la disabilità. Il Pnrr parla genericamente di «rimozione delle barriere per studenti universitari con disabilità», del «potenziamento dei servizi sociali con azioni di sostegno alle capacità genitoriali», di «housing temporaneo (fino a 24 mesi) per singoli o a nuclei familiari in difficoltà estrema» e altre misure simili sparse in uno smilzo paragrafetto senza informazioni su tempistiche e investimenti. Il testo francese stanzia 100 milioni da destinare alle imprese che assumano un lavoratore portatore di handicap, 65 milioni già nel 2020 e 35 nel 2021.

La voce più deludente del piano francese è sicuramente la sanità, a cui viene destinata la miseria di 6 miliardi di euro. L’Italia, con 9 miliardi, fa appena un po’ meglio. Ma, forse, ha anche qualche lacuna in più da colmare, se è vero che, dati della John Hokins University alla mano, noi abbiamo avuto finora 100,29 morti ogni 100.000 abitanti (quinta posizione mondiale) mentre la Francia, che pure ha avuto anch’essa gravi carenze di posti in terapia intensiva, ne ha totalizzati «solo» 83,02 (diciottesima posizione).

France Relance non è, ovviamente, un piano perfetto, Francesco Saraceno, docente di macroeconomia internazionale ed europea a Sciences Po, ha spiegato al Fatto quotidiano che «su 100 miliardi solo 37 sono di investimenti: il resto è spesa corrente». È stata anche notata la molta attenzione rivolta alle imprese (20 miliardi di tagli delle imposte sulla produzione  in un biennio) a confronto del poco sostegno dato alle famiglie. Resta il fatto che, a Parigi, qualcuno ha comunque fatto i suoi compiti. A Roma resta invece il solito ultimo banco. E, di questo passo, non è l’unica graduatoria in cui arriveremo ultimi.

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