lunedì 19 Agosto 2024

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L’esercito europeo forse lo si abbozzerà a breve

Il 5 ottobre, nei pressi di Lubiana, in Slovenia, le massime cariche dei Paesi Ue hanno tenuto un vertice informale che ha avuto come leitmotiv la Difesa e la politica estera dell’Unione europea.
Durante la cena consumatasi al castello di Brdo, i leader europei hanno discusso temi scottanti emersi negli ultimi mesi e non solo: dai rapporti con la Cina sino alla firma del trattato Aukus, passando per il ritiro dall’Afghanistan. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, è stata proprio la gestione unilaterale dell’evacuazione dal teatro afghano a riaprire una crepa che sembrava essersi saldata nei rapporti transatlantici: gli alleati europei degli Stati Uniti sono stati praticamente messi al corrente delle intenzioni di Washington a ritiro già cominciato, e la stessa gestione del piano di evacuazione, presa in carico dai militari statunitensi che controllavano l’aeroporto di Kabul, ha creato non poche tensioni coi comandi militari dei Paesi alleati che avevano i propri contingenti sul posto. Pertanto in seno all’Unione è tornata prepotentemente in auge la necessità che ci si doti di una politica estera e di Difesa comunitarie, possibilmente svincolate dalle necessità della Nato, che rappresenta la volontà del suo più grande contributore: gli Stati Uniti.
In quest’ottica già lo scorso 15 settembre, durante il discorso sullo “stato dell’Unione”, la presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, aveva esplicitamente detto che “abbiamo bisogno della Difesa europea” affermando – per la prima volta – che l’Ue può e deve “fare da sola” in qualità di “security provider” nel nostro vicinato e anche oltre perché è un “giocatore globale”. In questo senso è stata emblematica (e ha rappresentato la vera novità) la definizione di quella che sarà una strategia indopacifica europea per essere più presenti e attivi in quel teatro fondamentale diventato, da tempo, il fulcro della geopolitica globale. Qualcosa che è stato ricordato, non esplicitamente, anche da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo al termine dell’incontro in Slovenia.
Michel ha infatti ribadito che “perseguiremo anche i nostri interessi, in particolare nei confronti della Cina che consideriamo un concorrente, un partner e un rivale”. Per quanto riguarda la nascita del primo nucleo della Difesa europea, la presidente von Der Leyen, a settembre, aveva sottolineato la necessità di avere un “Joint Situational Awareness Center”, ovvero un centro comune che raccolga e metta a sistema tutte le informazioni delle varie agenzie di intelligence europee, che sino a oggi hanno sempre agito un po’ troppo in modo indipendente e slegato le une dalle altre. Parallelamente aveva affermato la necessità che si guardi al fronte della Cyber Warfare in modo più coordinato, per aumentare la propria sicurezza cibernetica al punto da far diventare l’Ue leader nel settore: qualcosa di raggiungibile attraverso la definizione del nuovo “Eu Cyber Resiliant Act” che permetterebbe di avere una legislazione unica in merito.
C’era anche stato spazio per la considerazione di dotare l’Ue di un primo strumento militare condiviso con la creazione di una Expeditionary Force, una forza di primo intervento, a composizione mista e a comando interamente comunitario, della consistenza di una brigata rinforzata.
Tutto materiale che verrà esaminato e messo nero su bianco nel prossimo Strategic Compass, la cui prima bozza sarà presentata dall’alto rappresentate per gli affari esteri e per la sicurezza dell’Unione Josep Borrell il prossimo novembre in vista della sua approvazione a marzo 2022 al Consiglio europeo ordinario sulla difesa. Nel frattempo, ha detto ancora Michel, “andremo avanti sui diversi binari esistenti nel campo della difesa e della sicurezza”.
In agenda non c’è solo la definizione dello Strategic Compass, ma anche un riassetto dei rapporti tra Ue e Alleanza Atlantica: sempre il presidente del Consiglio europeo ha detto infatti che “lavoreremo per una nuova dichiarazione politica con la Nato prima del vertice del giugno 2022”.
Si rende del resto necessaria una rimodulazione dei rapporti tra i due organismi sovranazionali stante la volontà di Bruxelles di avere – finalmente – una politica unitaria negli ambiti della difesa e degli esteri: le istanze di maggiore autonomia strategica, proposte per la prima volta dal presidente francese Emmanuel Macron lo scorso febbraio, richiedono un maggior distacco dalle sorti della Nato quando queste divergono rispetto agli interessi europei.

I dubbi della Nato
Quanto sta accadendo in seno all’Ue ha provocato qualche turbamento nei vertici dell’Alleanza: il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, nella giornata di martedì mentre era a Washington per colloqui al Pentagono e alla Casa Bianca, ha detto che il sostegno a un’organizzazione parallela di difesa reciproca esclusivamente europea rischia di dividere e indebolire l’Alleanza Atlantica. In particolare ha affermato di non credere in “alcuno sforzo per cercare di fare qualcosa al di fuori del quadro della Nato, o competere con o duplicare la Nato, perché la Nato rimane la pietra angolare, il fondamento per la sicurezza europea e anche, in realtà, della sicurezza nordamericana”.
La stessa Ue, però, per voce della von Der Leyen, non intende mettersi in contrapposizione all’Alleanza con un proprio strumento militare: la presidente della Commissione aveva infatti ribadito il legame con la Nato, pur esprimendo la volontà comune di avere una propria politica autonoma.
Il raggiungimento di questo obiettivo forse riuscirà a spostare il baricentro della Difesa europea da Est a Sud. Dal Warsaw Security Forum il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sottolineato ancora una volta la necessità di occuparsi più attentamente del fronte meridionale quando ha detto che “non possiamo prescindere da una piena consapevolezza della valenza che il vicinato meridionale ha sia in termini di opportunità che di rischi per la sicurezza qualora si ignorassero le sfide che proprio da lì provengono: minaccia terroristica, squilibri demografici, pressione migratoria e cambiamenti climatici e presenza di competitors internazionali”. Il ministro Guerini ha continuato allacciandosi proprio alla questione della difesa comune europea quando ha detto che “è proprio in questa regione, a mio avviso, che l’Unione europea può mettere in campo le sue specificità in termini di intervento che abbracci non solo la sfera di sicurezza ma anche aspetti economici e sociali essenziali per una stabilità duratura”.
Nel complesso, anche gli Stati Uniti considerano le missioni militari Ue nel Mar Mediterraneo come un contributo militare essenziale per mantenere la sicurezza nell’area. Inoltre, l’impegno europeo nella sicurezza del Mar Mediterraneo ha permesso agli Stati Uniti di ridurre la loro attenzione a questo spazio geo-marittimo per concentrare un numero più significativo di risorse nella regione Pacifico-asiatica, sebbene il loro obiettivo sia pur sempre mantenere direttamente una pressione elevata nella parte orientale del Mare Nostrum in funzione del contenimento della Russia, che possiede importanti basi aeronavali in Siria.
Proprio queste concomitanze strategiche fanno sì che il “fronte Sud” dell’Europa sia intimamente legato, quando non del tutto coincidente, con il nostro “Mediterraneo Allargato” ed è quindi ormai impossibile pensare, per il nostro Paese, che si possa prescindere sia dal fare in modo che gli enti sovranazionali (Ue e Nato) se ne occupino, sia dal dotarsi di uno strumento Difesa moderno e numericamente consistente, quindi in grado di far fronte ai sempre maggiori impegni che ci vengono (e verranno) richiesti

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