domenica 22 Dicembre 2024

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Negano perfino le radici di quello che li ha resi così

La Bibbia è volgare e violenta.
E per questo non è adatta ai bambini delle elementari e delle medie e va vietata.
La decisione di un distretto scolastico dello Utah lascia a bocca aperta e conferma come la battaglia culturale in corso negli Stati Uniti, cavalcata dai conservatori e non solo, non risparmia nessuno, neanche il testo sacro.
Se in Florida il governatore candidato alla Casa Bianca Ron DeSantis ha vietato decine di testi di matematica perché ritenuti ‘politici’ e in California alcuni genitori sono venuti alla mani in merito alla lettura di un libro per celebrare il Pride Month, il distretto scolastico di Davis, nello Utah, a nord di Salt Lake City, si è spinto oltre puntando il dito contro la Bibbia. La decisione di rimuoverla dalle classi elementari e medie è stata presa dopo le proteste di un genitore secondo il quale con i suoi esempi di incesto, prostituzione e stupro, la Bibbia non sarebbe adatta ai giovanissimi.
“Non avrete dubbi sul fatto che – in base alla legge statale – il testo non ha valori seri per i minori perché è pornografico secondo la nostra definizione”, ha scritto nella sua denuncia, datata 11 dicembre, il genitore arrabbiato di cui non è stata diffusa l’identità. La sua lamentela si è tradotta in un esame approfondito da parte di una commissione di genitori e insegnanti, al termine del quale la Bibbia è stata vietata per le elementari e le medie.

Resta invece disponibile nelle biblioteche dei licei del distretto, in quanto non rientra nella definizione dello Stato di pornografico o indecente. La stessa commissione è stata di recente chiamata a valutare l’ammissibilità nelle scuole del ‘Libro di Mormon’, uno dei testi sacri del mormonismo, religione dominante nello Utah. L’esame è in corso e prende le mosse da un’altra denuncia, in cui si chiede il divieto per i troppi riferimenti alla violenza sotto varie forme, quali battaglie, decapitazioni e rapimenti. Il caso dello Utah si inserisce nel trend in atto in cui i genitori chiedono di avere maggior voce in capitolo nell’istruzione scolastica impartita dalle scuole.
Si tratta soprattutto di una spinta che arriva dai conservatori contro quella cultura ‘woke’ con la quale le scuole stanno, a loro avviso, indottrinando i bambini, esponendoli senza motivo a violenza e sesso. Anche se il fenomeno del divieto di libri è più diffuso negli Stati conservatori – oltre alla Florida si contano anche il Texas, il Missouri e il South Carolina -, i divieti non mancano neanche in quelli democratici. In diversi Stati liberal sono infatti stati rimossi dalle biblioteche alcuni testi percepiti come offensivi dal punto di vista razziale. Lo scontro in corso si ripercuoterà probabilmente nella campagna elettorale per il 2024, alla quale i candidati si affacciano con diverse visioni dell’America e di conseguenza dell’istruzione mossi da idee di libertà e giustizia spesso opposte.

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