lunedì 1 Luglio 2024

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Anche la Heineken lascia la Russia

La Heineken ha dichiarato il suo completo ritiro dalla Russia, interrompendo un coinvolgimento che durava da vent’anni e che si è concluso con una perdita finanziaria di 300 milioni di euro. Dopo aver affrontato critiche per la sua permanenza in Russia nonostante l’aggressione militare all’Ucraina, la Heineken ha spiegato di aver finalizzato la cessione dell’intera attività, composta da sette birrifici e 1.800 dipendenti, al gruppo russo Arnest, specializzato nella produzione di profumi, cosmetici e articoli per la casa. Questa transazione ha incluso la cessione dei birrifici della Heineken al prezzo simbolico di un euro. Il marchio Heineken aveva già smesso di essere venduto e prodotto in Russia nel 2022, così come avevano fatto le aziende di birra Miller e Guinness.

L’addio di Heineken dalla Russia
È noto che l’invasione russa dell’Ucraina ha notevolmente deteriorato i rapporti tra la Federazione Russa e l’Unione Europea. Questa dinamica si riflette in modo particolarmente evidente nell’ambito economico-commerciale. A partire da febbraio 2022, l’UE ha introdotto dieci pacchetti di sanzioni che colpiscono quasi la metà (49%) delle sue esportazioni verso la Russia, basate sui dati del 2021. Tuttavia, nonostante numerose aziende occidentali abbiano interrotto le loro attività nel mercato russo, altre continuano a operare in loco. Questo è vero anche per diverse aziende italiane.
Secondo uno studio dell’Università di San Gallo in Svizzera, pubblicato nel gennaio 2023, solo l’8,5% delle aziende occidentali ha effettivamente abbandonato la Russia. Tra le aziende che rimangono e mantengono una partecipazione nel mercato russo, il 6,3% sono di origine italiana. Secondo un rapporto dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE) a Mosca, nonostante un volume di interscambio che ammontava a 1,2 miliardi di euro nel gennaio 2023 – una diminuzione del 48% rispetto al gennaio 2022 – e nonostante una flessione delle esportazioni del 37% rispetto all’anno precedente, l’Italia continua a essere un partner commerciale della Federazione Russa.
Nonostante l’ormai radicata popolarità del “Made in Italy”, l’invasione russa ha avuto un impatto negativo sull’export italiano verso la Russia, causando una diminuzione generalizzata delle vendite. Secondo l’ICE, il settore più colpito su base annua è stato l’export italiano di mezzi di trasporto, che ha subito una contrazione delle vendite del 58,6%, rappresentando il 4,5% del totale delle esportazioni italiane verso la Russia.
D’altro canto, il settore agroalimentare è stato meno influenzato, registrando un calo delle vendite del 3,4%. Altri settori hanno subito cali percentuali differenti: il comparto della meccanica ha sperimentato una diminuzione del 21,4%, il settore casa ha visto una riduzione del 30,8%, l’industria della moda ha segnato una diminuzione del 27,5% e il settore farmaceutico ha subito una contrazione del 29,8%. Questi dati evidenziano le variazioni nell’entità dell’impatto su diversi settori dell’export italiano verso la Russia dopo l’invasione.

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