Il 16 aprile 1973 Achille Lollo e altri suoi compagni delinquenti davano fuoco all’abitazione della famiglia Mattei nel quartiere romano di Primavalle. Sarebbero bruciati vivi i fratelli Virgilio e Stefano, di 21 e di 9 anni. Protetti dalla struttura antifascista, i colpevoli non avrebbero pagato mai. Le condanne furono emesse in contumacia, ma vennero pronunciate per omicidio doloso quando si trattò di strage (un reato che è tale a prescindere dal numero delle vittime quando l’attentato comporta la potenzialità effettiva di un massacro, e questo fu il caso).
In latitanza Achille Lollo fu esponente della sinistra istituzionale presso la comunità italiana in Brasile e lavorò perfino nella squadra del presidente Lula.
Prescritta la condanna, scrisse per i Cinque Stelle, come portaparola delle repubblichette sovietiche del Donbass in cui era impegnata una Brigata Internazionale Antifascista nell’insurrezione imperialistica pro-russa.
Infine un cancro se l’è portato via.
Nel 2023, in occasione del cinquantennale della strage, il governo Meloni ha emesso un francobollo in memoria dei due fratelli assassinati (in foto).
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