sabato 20 Luglio 2024

La famiglia dell’ostaggio americano decapitato accusa le forze della coalizione

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“Se lo avessero rilasciato subito gli americani Nick oggi sarebbe vivo”, ha detto Michael Berg, il padre.

La famiglia di Nick Berg, il giovane americano decapitato in un macabro video diffuso su un sito Web legato ad al Qaeda, ha espresso rabbia verso il governo americano e i militari Usa che in marzo hanno lo hanno detenuto senza ragione, senza alcuna incriminazione né accesso a un telefono e men che meno a un avvocato. Nick Berg, un piccolo imprenditore nel settore delle telecomunicazioni, aveva 26 anni. Era andato in Iraq per suo conto ma non aveva trovato lavoro e aveva deciso che sarebbe tornato in patria il 30 marzo. Il 24 marzo aveva parlato con i genitori annunciando la data della partenza, ma lo stesso giorno era stato fermato dalla polizia irachena a un posto di blocco di Mossul. Consegnato alle autorità americane era stato detenuto per 13 giorni senza avvocato o la possibilità di comunicare con l’esterno, hanno rivelato adesso i suoi genitori.

Il 31 marzo agenti dell’Fbi avevano fatto visita a casa dei Berg a West Chester in Pennsylvania e chiesto ai genitori di confermare l’identità del figlio. Il 5 aprile, stanchi di non avere più notizie, i Berg si erano rivolti a un tribunale di Filadelfia denunciando le forze armate Usa per arresto illegale di un cittadino americano. Il giorno dopo Nick era di nuovo libero.

Ai primi di aprile in Iraq è cominciata la stagione dei rapimenti: il 9 aprile, l’ultimo giorno in cui il giovane ha parlato con casa, nove americani tra cui sette civili alle dipendenze dell’Halliburton, sono mancati all’appello.

Berg padre è un fervente pacifista, ma Nick non andava d’ accordo con lui. “Nick era per Bush. Per lui la guerra in Iraq era una guerra giusta che avrebbe portato la democrazia dove la democrazia non c’era”, ha detto Michael.

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