Verosimilmente è un agguato apparecchiato per fare in modo che Zelensky e gli europei rifiutino le “proposte di pace”, in modo da consentire agli americani di supportare pubblicamente i russi e spaccare l’Europa dal suo interno (l’obiettivo russoamericano).
Fino ad oggi tutto è andato secondo un copione annunciato
Riapitoliamo. Il 24 febbraio 2022 la Russia invase l’Ucraìna, incurante di tutte le profferte europee, con scuse campate in aria di fantomatici laboratori biologici ai suoi confini, di adesioni alla Nato (che allora non erano sul tavolo) o di difesa dei cittadini del Donbass. Sciorinarono 14.000 vittime, ben sapendo che, di queste, oltre 6.000 erano lealiste. Ma, soprattutto, negli ultimi due anni erano state in tutto settantasette e la descalation era un fatto.
Nelle riviste d’intelligence indiana, cinese e italiana, avevano preannunciato fin dal dicembre precedente che l’invasione ci sarebbe stata perchè coordinata tra Putin e Biden.
Incredibile? Non tanto. Nel luglio del 2021 la Ue e Kiev avevano firmato un accordo che dava a noi lo sfruttamento dei minerali rari del Donbass in cambio della pacificazione nella regione.
Poche settimane prima che firmassimo l’accordo, Putin e Biden si erano incontrati a porte chiuse. Subito dopo l’accordo iniziarono i preparativi dell’invasione.
D’altronde già la Russia stava attaccando gli interessi europei
in Sahel (dal 2020) e in Cirenaica (almeno dal 2015): era una pedina sicura.
Del resto non ha mai smesso di usare armi a massiccia componente americana, programmi di lancio missili californiani, aerei di guerra di fabbricazione americana. Il 12% dell’uranio per le atomiche americane glielo vende tuttora Mosca.
La Russia era certa di fare un sol boccone dell’Ucraìna
e puntò direttamente su Kiev, dove paracadutò addirittura soldati in uniforme di parata.
Biden offrì a Zelensky di evacuarlo (perché un golpe prorusso a Kiev doveva far parte dell’accordo del giugno precedente) ma questi rifiutò. Con il supporto dei Javelin inglesi, gi ucraìni vinsero la battaglia di Kiev mettendo in rotta il “secondo esercito del mondo”.
Questo si concentrò intorno al Donbass dove, dopo una prima avanzata strepitosa, prese diversi schiaffi.
In particolare fu disfatto in una battaglia strategica per la conquista di Odessa e si ritirò parzialmente..
Gli ucraìni provarono allora una controffensiva massiccia
ma gli americani si vantarono pubblicamente di aver tolto loro il supporto satellitare e di aver fornito ai russi tutte le informazioni necessarie per evitare di essere battuti.
In pratica si schierarono con loro direttamente.
Poi, scampato il pericolo di una rotta russa, nella ricomposizione del fronte vietarono a Kiev l’utilizzo di missili a lungo raggio e condizionarono di parecchio quelli a medio. Per non soccombere, gli ucraìni si misero a produrre droni in serie e a basso costo.
Che gli americani volessero che Kiev non vincesse la guerra fu evidente a tutti, meno che ai distratti e ai ciechi. E non si parla di Trump ma dell’amministrazione Biden.
Fu solo con la lite al passaggio di consegne presidenziali in Usa che agli ucraìni, specie grazie alla presa di posizione tedesca, fu concesso di colpire anche in Russia dall’amministrazione uscente.
Nel 2025
la prima mossa di Trump fu maltrattare Zelensky in pubblico, la seconda fu disprezzare gli europei. La terza è stata accogliere Putin come una grande personalità alla quale è sembrato fare proprio da maggiordomo. Ma quest’ultimo è palesemente un errore determinato da eccesso di istrionismo combinato con l’avvio di decadenza senile.
Ora ci sarà la quarta. Che potrà, o meno, dare i risultati sperati.
I quali – lo dico da tre anni e mezzo – sono la spartizione dell’Ucraìna con la nuova cortina di ferro in Europa.
In pratica quella Jalta 2.0 a carattere macroregionale e non planetario che faceva tanto ridere i condizionati dai media quando ne iniziai a parlare tre anni e mezzo fa e che oggi è il modello sbandierato da russi, americani e gladiatori vari.
Ho sempre detto che se i russi avessero continuato a far ridere sul campo e a non riuscire a centrare gli obiettivi, si sarebbero mossi direttamente gli americani per regalarglieli.
Ogni volta che la Russia è sul baratro sono gli americani che la salvano.
E la Russia è sull’orlo del baratro
Non lo è solo per la propaganda cui – in ambo i lati – fa comodo dire che stia sul punto di vincere.
Ma non è così. Se non sfonda nel Donbass (o se non le si regala il Donbass) entro fine autunno, rischia perfino di dover capitolare.
La Russia avanza solo nella propaganda dei media
In un anno ha preso solo 20 km di profondità nel nulla, a costi proibitivi e si è fatta riprendere quasi tutti i villaggi strappati alla vigilia, spacciati regolarmente come snodi strategici decisivi. Tenuta: 48 ore massimo. E non è propaganda, semplice e agevole verifica costante dei fronti via satellite. Accessibili a chiunque.
Cacciata da Tartus al punto dall’essere divenuta cortigiana di Al Jolani, non può affacciarsi sul Mar Nero che le affondano le navi.
Dieci giorni fa è stato firmato l’accordo turco-americano che le ha definitivamente tolto il Caucaso. Tutto lo spazio eurasiatico prossimo se lo stanno spartendo cinesi, americani ed europei. La Russia dipende dalla Cina che ormai compra a strozzo. Vladivostok è già cinese. Non può uscire dall’economia di guerra senza i capitali cinesi e occidentali.
Quand’anche le regalassero il Donbass che la “Seconda potenza mondiale” non riesce a fare suo da undici anni, di fatto la guerra Mosca l’ha già persa. Vincente solo nella società dello spettacolo.
Quella “vittoria” con la costituzione di una nuova cortina di ferro voluta dagli americani, gliela regaleremo?
Dopo un tentativo formale e magari enfatico di tenuta del punto, con qualche sfumatura diplomatica per cedere in seconda battuta salvando la faccia.
Quel che è certo è che i destini del Donbass li deciderà il padrone americano, non il servo russo. Il quale sarebbe perfino capace di non riuscire comunque per quanto si è dimostrato nullo.
Probabile quindi che gliela regaleremo, se non oggi, presto; ma neppure certissimo, perché, se nella società dello spettacolo la Russia è potente e gli europei sono quasi assenti, sul sostanziale (lavorio giuridico per la modifica dei trattati, fisica quantica, armamento, contratti multilaterali con Asia e Africa, produzione nell’IA, accelerazioni verso l’unità) sono tutt’altro che fermi e neppur più così lenti.
Non sappiamo se gli europei saranno capaci di concedere agli americani d’imporre la capitolazione ucraìna (perché queste sono le “proposte” di pace russa), ovvero di abbandonare un popolo ancora invitto, in cambio di una forza militare europea che si compatterebbe in una nuova guerra fredda ai confini, o se sono disposti a spingersi oltre, accettando la sfida adesso, che è soprattutto morale, non costringendo alla resa chi non ha affatto perso.
Lo vedremo.
Quello che conta, come dissi dal primo giorno
è che se l’Ucraìna paga sulle proprie carni, il vero obiettivo ha poco a che vedere con essa – e quindi il giudizio dovrebbe prescindere da simpatie o antipatie nei suoi confronti, che non dovrebbero influire sulla presa di posizione eurocentica – ma è il contenimento dell’Europa da parte degli americani mediante i loro servi e secondini di sempre, i russi. Che la propaganda spaccia per potenti ma che oramai sono ridimensionatissimi.
Vedremo pure quali sono le armi che potrà usare Trump per obbligarci a seguire i suoi desiderata, perché, senile o no, deve tenere conto che la stessa reindustrializzazione degli Usa dipende in gran parte da noi.
Il film avrà dunque un esito scontato?
Lo scopriremo presto.
Fino ad oggi il copione è stato rispettato punto per punto.
Il solo attore che si è mostrato pessimo è la Russia, che però è fortissima negli agenti pubblicitari e nella vendita di fumo.