venerdì 27 Dicembre 2024

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L’ultimo incontro di Hitler e Mussolini, in concomitanza con l’attentato contro il Cancelliere tedesco

       Fu nella Wolfschanze, a Rastenburg, che Mussolini vide Hitler per l’ultima volta e proprio il giorno dell’attentato di Stauffenberg (20 luglio 1944 n.d.r.) Curioso epilogo di un’amicizia!

Dovevamo arrivare a Rastenburg col treno speciale di Mussolini alle tre del pomeriggio e di là proseguire per la Wolfschanze. A una fermata prima di Rastenburg i nostri collaboratori tedeschi appresero che qualcosa di grave era avvenuto. (…)

Hitler venne incontro a Mussolini che scendeva dal treno e gli disse che gli avevano buttato addosso una vera e propria macchina infernale additando i suoi capelli che apparivano bruciacchiati, sicché tutti capimmo che era stata infernale davvero. (…)

Hitler volle che Mussolini vedesse subito la baracca dov’era avvenuta l’esplosione. Al centro della baracca si scorgeva un cratere abbastanza largo mentre gli assi di sostegno apparivano completamente divelti; Hitler fece subito notare che se l’esplosione si fosse verificata nel solito rifugio, in quel momento in riparazione e molto più solido, dove egli abitualmente teneva le conferenze, nessuno sarebbe sopravvissuto all’esplosione. (…)

Hitler personificava in una forma astratta l’indignazione per l’attentato rivolto contro se stesso, riuscendo a sdoppiare l’immagine di questo Führer che si era tentato di far perire come se appartenesse ad una divinità che non aveva niente a che vedere con la sua persona (…)

Mussolini per gli internati italiani (catturati dopo l’8 settembre 1943 e messi a lavorare in modalità coatta per l’Asse n.d.r.) rimise a Hitler l’appunto redatto da me. Hitler disse: “Credo che da oggi si possa cominciare a trasformare gli internati militari in liberi lavoratori” (…)

Mussolini rappresentò ancora con molta energia la necessità di far concordare la difesa del Nord. Passò ad Hitler una serie di appunti di cui uno concerneva anche la grazia per quattro ufficiali italiani della marina (evidentemente badogliani n.d.r..) già condannati a morte in Francia, appunti che Hitler prese e sulle cui conclusioni affermò di concordare.

Fu così che il giorno stesso e nel medesimo luogo in cui si attentò alla vita di Hitler, si uccisero alcuni suoi collaboratori, si tentò un putsch e partì l’immediata sollevazione popolare per stroncarlo mentre iniziava anche la repressione dei congiurati, Mussolini osò richiedere al Cancelliere tedesco la liberazione degli internati italiani in Germania e la grazia per quattro ufficiali di marina, complici del nemico. E Hitler concesse a Mussolini tutto quanto il Duce gli aveva chiesto.

 

NOTE: Il pezzo è estratto dal libro “Da Palazzo Venezia al Lago di Garda” scritto da Filippo Anfuso e ristampato nel 1996 dalla Settimo Sigillo.

Il putsch era maturato in ambienti aristocratici militari cattolici e filo-inglesi. Secondo le indagini tedesche tra gli ispiratori si trovava Montini, il futuro Paolo VI

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