venerdì 19 Luglio 2024

L’allucinato di turno

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L’uomo che ha aggredito il premier

Sono stati interamente ripercorsi, durante l’interrogatorio in Questura, i momenti dell’aggressione al premier Silvio Berlusconi ad opera di Massimo Tartaglia, il quarantenne con problemi psicologici che è stato dichiarato in stato di arresto. Dalle prime notizie sulla ricostruzione è emerso che Tartaglia si trovava dietro le transenne, un paio di file indietro rispetto alla gente che si accalcava per salutare il presidente del Consiglio. Quando Berlusconi, circondato dalla scorta, si è avvicinato, in particolare a un sostenitore con una bandiera di Forza Italia per stringergli la mano, da dietro la gente è saltato fuori Tartaglia, che si è praticamente inerpicato sulle spalle di quelli che aveva davanti e lanciato il souvenir che ha colpito il premier tra il naso e il labbro. Al momento del lancio, grazie al suo salto, Tartaglia si è trovato quasi faccia a faccia con Berlusconi anche se a una distanza di due-tre metri. Immediatamente dopo è stato bloccato da un uomo della scorta del presidente del Consiglio e da due agenti in borghese del Commissariato Centro, immobilizzato e portato via a forza tra i molti sostenitori di Berlusconi che volevano aggredirlo.
Tartaglia è stato formalmente arrestato pochi minuti fa durante l’interrogatorio tenuto in questura dal procuratore aggiunto Armando Spataro. Le accuse sono di lesioni pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e dalla premeditazione. Tartaglia, infatti, aveva in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, ma soprattutto una bomboletta di spray urticante al peperoncino.
Secondo quanto risulta in Questura, Massimo Tartaglia non sarebbe legato a nessuna organizzazione antagonista conosciuta. La dinamica dei fatti, peraltro, agli investigatori appare al momento più vicina ad un gesto isolato che ad un tentativo di aggressione organizzato. L’uomo si trova in questura, sentito dai funzionari della Digos che hanno contemporaneamente avviato una perquisizione nella sua abitazione a Cesano Boscone (Milano).
Massimo Tartaglia lavora come grafico nella ditta del padre e, secondo quanto si è appreso, conduce una vita sociale normale. E’ stato lui stesso a dire agli investigatori, che lo sentivano in questura, di essere in cura al Policlinico.
Un classico: lo spostato mentale agisce credendo persino di averlo pensato da solo.

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