“Era sensibile, attento. Facile alla commozione. Quando andavamo a trovare la nonna al Musocco, ci portava sempre sulla tomba degli uomini di Salò: trovava vergognoso che non avessero nome, e lasciava fiori sulle uniche lapidi conosciute, quelle di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti. Era affascinato dalla storia da Mussolini, e un giorno a Dongo deponemmo fiori sotto la targa che ne ricorda la fucilazione, derubricandola a “fatto storico”: “Che ipocrisia”, commentò.
Brano dell’intervista a Stefania Craxi.