venerdì 19 Luglio 2024

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Nuota undici ore dopo un naufragio, salvandosi. E il suo primo pensiero va all’amico che non è riuscito a salvare.

 

 

 

 

«Ho tentato di tenerlo su. Non ce l’ho fatta». È disperato Massimo Quattrucci, il pensionato sessantatrenne sopravvisuto al naufragio dopo undici ore in balia del mare. L’uomo, dato per disperso, è riuscito ad arrivare a riva tra a Cala Ginepro e Cala Liberotto in Sardegna. Ora è rivoverato all’ospedale di Nuoro. «Non sono riuscito a salvare Antonio», continua a ripetere. La tragica avventura in mare era iniziata sabato mattina. Quattrucci, insegnante romano in pensione, trasferitosi in Sardegna a Santa Lucia una frazione di Siniscola, aveva invitato due amici che dovevano aiutarlo a sistemare il cancello della villa forzato dai ladri alcuni giorni fa. Enrico Caliccia e Antonio Di Domenico erano arrivati da Roma venerdì sera e sabato mattina avevano deciso di uscire in mare con la barca di Quattrucci. La gita era durata poco. Verso mezzogirono e mezza i tre diportisti hanno lanciato l’sos con una telefonata al 112. La barca è colata rapidamente a picco davanti Cala Comino. I tre sono finiti in mare. Il più giovane, Enrico Calicchia, 40 anni, ha tentato di raggiungere a nuoto la riva.

È stato soccorso da altri diportisti, mentre le motovedette della Capitaneria di porto e della Forestale, con l’ausilio di un elicottetro dei vigili del fuoco, continuavano le ricerche. Calicchia ha raccontato di aver sentito un tonfo e poi la barca ha iniziato a imbarcare l’acqua. A parte lui, sembra che che i suoi amici non siano risuciti a indossare il giubbotto di salvataggio. Poco ore dopo il recupero del naufrago, le motovedette hanno trovato il corpo senza vita di Antonio Di Domenico. Restava il proprietario della barca ancora disperso. Quando le ricerche si stavano per interrompere a causa del sopraggiungere della notte, Massimo Quattrucci si è fatto vivo. Aveva raggiunto la riva dopo aver nuotato per undici ore. Arrivato a terra, a Cala Ginepro, ha chiesto ad alcuni campeggiatori di poter chiamare il figlio, il quale a sua volta ha avvisato la Guardia Costiera che ha interrotto le ricerche. «Abbiamo sentito come uno schiocco, un botto – ha raccontato ai soccorritori – e in un attimo la barca si è riempita d’acqua ed è affondata. Siamo riusciti appena a fare una telefonata al 112 e siamo finiti a mollo».

Sulla vicenda ha aperto un’inchiesta la Procura della Repubblica di Nuoro che ha affidato gli accertamenti tecnici alla Guardia Costiera. Solo se sarà possibile recuperare il relitto, che pare sia adagiato su un fondale di 40 metri, sarà possibile stabilire le causa affondamento del cabinato. Come ha raccontato Quartucci, la barca era in perfette condizioni ed era stata messa in mare solo un settimana fa. L’ipotesi più probabile, al momento, è quella di un guasto alle valvole degli scarichi.

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