Esce insieme al Sud Africa. In un colpo solo fuori le icone dello sky-foot
Dovevano passare insieme per intraprendere un percorso che avrebbe dovuto fruttar loro la simpatia internazionale. Sono invece uscite insieme.
Si parla della Francia impostata da almeno quindici anni sull’impronta dell’ (anti)razzismo e destinata a farsi testimonial della politica di (dis)integrazione delle banlieues e del Sud Africa, ospitante paradiso del post apartheid.
La Francia banlieuesarde è crollata miseramente sotto il peso degli ammutinamenti degli enfants gatés che non cantano neppure la Marsigliese e così il tanto pompato testimonial afro-europeo, portato ai mondiali per forza e barando, non avrà che da attendere il risultato del Camerun. Se questo non dovesse perdere di fronte all’Olanda, la France afrocosmopolite riuscirà nell’impresa storica piazzarsi dietro tutte le squadre africane.
Dal canto suo il Sud Africa delle fastidiosissime vuvuzelas ha fatto una serie di autogoals.
Ha attirato l’attenzione sulla realtà fallimentare e sul perdurante razzismo di un Paese allo sbando ove la caccia al bianco è diventata uno sport praticato sicuramente con maggior successo del calcio.
Ha commesso costanti errori d’organizzazione ed ha centrato il record della prima squadra di casa che non passa il primo turno.
Qualche giornalista benevolo e politicamente corretto ha provato a mitigare questo exploit dicendo che le squadre organizzatrici sono solitamente la Germania, l’Argentina, il Brasile, l’Italia, l’Uruguay. Dialetticamente carino, peccato che si siano dimenticati di aggiungere il Cile, il Messico (per ben due volte), gli Stati Uniti, il Giappone, la Corea del Sud e nazionali a suo tempo modeste come la Francia del 38 e soprattutto la Spagna dell’82.
Il mondiale della retorica anti-bianca si è così saldato in un vero e proprio plof malgrado il sostegno di tutto l’apparato, un sostegno ostentato al punto che Blatter in apertura aveva fatto consegnare al Sud Africa la Coppa del Mondo non come vuole la consuetudine da un rappresentante della nazione detentrice, che poi siamo noi, ma dal bleu Vieira.
Ora, per restituire al mondiale quella funzione politica che era prevista e che non è riuscita ad avere se non magari al contrario, i sacerdoti di Blatter e Murdoch proveranno a salvarsi in angolo come il Presidente sudafricano, dicendo che “l’importante è che vinca una squadre del sud”.
Ma questo sud, che ancora non ha vinto, sarebbe del sud America, il che non rappresenterebbe alcun simbolo politico e soprattutto non sarebbe una novità.
Bon voyage messieurs, stavolta vi è andata male su tutta la linea.