venerdì 19 Luglio 2024

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La più grande spia letteraria per Le Carrè è fascista

James Bond? Un gangster, un fascista, uno che ignora la politica internazionale e lavorerebbe per qualunque Paese.

È il giudizio di John Le Carré, l’autore di La spia che venne dal freddo, che in un’intervista concessa nel 1966 alla Bbc lasciava trasparire tutti i suoi dubbi per l’eroe inventato da Ian Fleming. Quel documento è stato ritrovato e verrà trasmesso dall’emittente pubblica britannica la prossima settimana.

«Non amo Bond», confessava Le Carrè, «e non sono nemmeno sicuro che si possa definire una spia. Credo anzi che inserirlo nella categoria letteratura di spionaggio sia un grande errore». «Mi pare», proseguiva lo scrittore inglese, all’anagrafe David Cornwell, «che Bond si comporti piuttosto da gangster internazionale disponendo, come si dice, di una licenza d’uccidere».

Le Carré, sentito da Radio Times a proposito dell’intervista, ha raccontato che oggi sarebbe «molto più gentile» nei confronti di 007. Anche se il suo punto di vista, ha ribadito, in sostanza non cambia: «Alla radice di James Bond c’era un qualcosa di neofascista e di materialista. Non si può a fare a meno di pensare che avrebbe fatto le stesse cose per qualunque altro Paese, purché le donne fossero sempre molto belle e i Martini molto secchi».

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