lunedì 13 Ottobre 2025

Non ad personam sed ad personas

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altTredici compagni salvati dalla norma Berlusconi

Il paradosso dei paradossi è che, alla fine, i tredici antagonisti condannati in primo grado a sette anni per gli scontri davanti al consolato Usa del 1999 (o “del secolo scorso”, come hanno detto gli stessi giudici facendo subito capire a chi era in aula dove si stava andando a parare) sono stati salvati dalla stessa, identica norma usata per Silvio Berlusconi nel processo per corruzione sul lodo Mondadori: la concessione delle attenuanti generiche, equivalenti alle aggravanti, che ha ridotto il reato contestato (la resistenza) da aggravato a semplice e che, di conseguenza, ha fatto scattare la prescrizione per tutti gli imputati.
La sentenza è stata emessa veerdì dalla corte d’appello che ha così cancellato il verdetto di primo grado, accogliendo una delle numerose istanze avanzate in aula dagli avvocati difensori Sauro Poli e Danilo Ammannato. “Non è un’assoluzione nel merito — ha poi detto Poli — ma, come insegna il premier, una prescrizione non si rifiuta mai. Mi auguro che nelle motivazioni i giudici attingano ad argomenti diversi da quelli usati dai colleghi di primo grado”.
Curioso il siparietto in aula fra Ammannato e il presidente della corte Esposito: “Questo non è un processo a 13 scalmanati — si è accalorato il legale — ma un processo all’anima pacifista di Firenze”. “No, no — l’ha interrotto il giudice — è un processo a 13 scalmanati”. Alla contestazione dei difensori in merito alla presunta illegittimità della carica contro i manifestanti, ha risposto il sostituto procuratore generale Aldo Giubilaro: “La finalità della manifestazione — ha detto riferendosi alla trasversale ‘mozione degli affetti’ sulla manifestazione del ’99 che si opponeva alla guerra nel Kosovo (e poi finita con decine di autonomi incappucciati a scontrarsi con la polizia e i carabinieri) — non ha nulla a che fare con la condotta. Anche se la carica fosse stata illegittima, ciò non autorizzava quel comportamento sproporzionato: c’era una forte pressione per sfondare il cordone di sicurezza”.
Nessun dubbio, invece, per la difesa: ci furono una carica “improvvisa, immotivata e dura” e “una reazione arbitraria delle forze dell’ordine”, seppur fatte oggetto di uova, vernice e monetine.
Alla fine, la prescrizione ha salvato capra e cavoli: via la condanna a sette anni definita da più parti (pg Giubilaro compreso) ‘eccessiva’, ma castello accusatorio sostanzialmente mantenuto.
Esprimiamo soddisfazione per l’assoluzione degli imputati; si tratta di persone giustamente indignate che si lasciasse bombardare dall’Italia un Paese europeo per salvaguardare gli interessi di Usa, Israele e del narcotraffico. Nell’esprimere la soddisfazione per il fatto che la Corte non si sia inginocchiata davanti all’Occhio di Washington, non possiamo non rilevare che, alla  fin fine, le leggi “ad personam” che Berlusconi contrappone a quelle  speciali e ai poteri particolari della Giustizia italiana, sono anche ad personas e, quindi, non poi così male.

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