domenica 12 Ottobre 2025

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Così le minoranze politicamente corrette potranno cancellare la letteratura

Non è la prima e non sarà neanche l’ultima. Ogni volta che si tratta di Louis Ferdinand Céline la polemica è assicurata, a livello accademico, istituzionale, o intorno a qualche tavolino al caffè. In Francia non c’è oggetto meno identificato che l’autore del Viaggio al termine della notte, scrittore così scandaloso da non poter mai trovare un posto che sia. Genio riconosciuto dello stile e monumento della letteratura francese, il dottor LF Destouches è stato però anche un antisemita, un estensore di infuocati pamphlet contro gli ebrei (Bagatelle per un massacro e La scuola dei cadaveri). Un collaborazionista che nella memoria non è stato ancora riconciliato con lo scrittore, come dimostra l’intervento del ministro della Cultura Frédéric Mitterrand, che ieri ha cancellato il suo nome tra quelli dei figli della Republique. Le tensioni intorno al nome di Céline con i soliti furori ideologici erano scoppiate di nuovo quando lo scrittore è finito in un libretto di celebrazioni ufficiali tra l’anniversario della cattedrale di Reims e quello della pubblicazione della Storia della follia di Michel Foucault. Tutti gli anni, infatti, sotto la supervisione di un comitato di storici e di saggi, gli Archives de France pubblicano un tomo nel quale vengono illustrate tutte le celebrazioni ricorrenti nell’anno in corso e che valga la pena di ricordare a gloria della Republique. Niente di meno celiniano, per carità, ma quest’anno ricorre il cinquantesimo della morte dell’autore di Morte a credito, e il comitato scientifico non ha esitato a inserire la data nella silloge. Informato, Serge Klarsfeld, meglio noto come il cacciatore di nazisti e protagonista della traduzione davanti alla giustizia di gente come Klaus Barbie e Papon, ha preso carta e penna e chiesto al ministro della Cultura, in qualità di presidente dell’associazione dei figli e delle figlie dei deportati ebrei di Francia (FFDJF), di ritirare la pubblicazione e di sostituire Céline con qualcos’altro in caso di riedizione. Bisognerà aspettare dei secoli, ha scritto “prima di celebrare allo stesso tempo vittime e carnefici”. E ha quindi intimato il ministro di “rinunciare a gettare dei fiori sulla memoria di Céline”. Con la massima cautela Frédéric Vitoux, membro dell’Accadémie Française e autore di una biografia sul dottor Destouches, ha provato a spiegare che la celebrazione è solo un’occasione per interessarsi all’opera, per “indagare meglio le sue zone d’ombra”. E poi ha rimandato alla scheda inserita nella pubblicazione e redatta da Henri Godard, professore emerito alla Sorbona e massimo esperto di Céline, che nel presentare lo scrittore ha esordito proprio chiedendosi se si possa celebrarlo. “Le obiezioni sono troppo evidenti – ha scritto – è stato un uomo d’un antisemitismo virulento, ma è stato anche l’autore di un opera romanzesca di cui è diventato comune dire che con quella di Proust domina il romanzo francese della prima metà del secolo scorso”. Insomma, la solita idea di compromesso su Céline: tanto geniale come scrittore quanto abietto come uomo. Concetto espresso alla perfezione con dono di sintesi e chiarezza d’esposizione da Bertrand Delanoe, sindaco di Parigi, che intervenendo nella polemica aveva definito Céline “un grande scrittore ma un perfetto mascalzone”. (Che dire, sindaco: lei di certo non è un grande scrittore)
L’autore dei pamphlet antisemiti (Bagatelle per un massacro e La scuola dei cadaveri) nel 1944 era scappato da Parigi e si era rifugiato prima in Germania e poi in Danimarca. Alla fine della guerra era stato condannato in quanto collaborazionista e marcato “d’indegnità nazionale”. Nel ’51 era riuscito a strappare un’amnistia (!!! carina questa) ed era potuto tornare in Francia, a Meudon, vicino Parigi, a scrivere e fare il medico dei poveri. Gallimard lo rilanciò, e dopo la morte lo fece entrare nella prestigiosa collana della Pleiade, il Pantheon della letteratura. Ma nonostante oggi i suoi romanzi si studino anche sui banchi di scuola, continua ad essere un autore poco frequentabile. Ma è possibile celebrare Céline? Il gesto di Mitterrand non chiuderà senz’altro il caso dello scandalo che l’autore rappresenta. Se ne parlerà ancora molto in queste ore, e nei prossimi anni, con il solito furore. Almeno fin quando non si riuscirà a far uscire Louis Ferdinand Destouches, detto Céline, dall’inferno in cui è stato relegato. Del resto si sa, rinchiudere qualcuno significa prenderne distanza, purificarsi la coscienza. Ma lo scandalo Céline rappresenta sulla pelle di un uomo-scrittore il dramma, la violenza e l’abiezione stessa dell’uomo che si è espressa nella miseria del secolo scorso. Chissà cosa avrebbe detto Céline di queste polemiche infinite. Forse avrebbe risposto come gli era già capitato di scrivere quando intimava: “sappiate avere torto, il mondo è pieno di gente che ha ragione. È per questo che marcisce”.

Luca Sebastiani

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