lunedì 1 Luglio 2024

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In mostra il Vorticismo, una delle creature di Pound.

 

Spingere oltre il limite la disumanizzazione in atto, enfatizzare “la stranezza, la sorpresa e il distacco”, come “primitivi mercenari nell’epoca moderna”. Sono queste le parole d’ordine del Vorticismo, movimento d’avanguardia inglese d’ispirazione worringeriana e d’impronta futurista, che si distacca dalla “limitata immaginazione di Mr. Marinetti” non sopportandone il macchinismo incapace di riconoscere la potenza vitalistica dell’uomo selvaggio. L’energia del vortice a cui aspirano gli artisti che tra il 1913 e il 1918 si riuniranno attorno a Ezdra Pound, Wyndham Lewis e alla rivista Blast è infatti presente nel caos dell’imperfezione e in quelle naturali profondità umane che racchiudono ma non dominano le pulsioni sessuali.
La mostra ripropone opere che parteciparono alle tre esposizioni storiche del gruppo, la prima del 1915 a Londra, la rassegna americana del 1917 e la coeva ultima esposizione dedicata ai caleidoscopici esperimenti fotografici di Alvin Llangdon Coburn.
Nelle prime due mostre si sommano dipinti di ispirazione astratta, si animano secondo costruzioni caotiche di segmentati che sembrano accelerare fino a travalicare i confini del quadro. Non vengono tralasciate le composizioni grafiche di Lewis ed Edward Wadsworth, che troveranno largo spazio e diffusione sulle pagine di Blast. Ma sono soprattutto le sculture di Jacob Epstein e Gaudier-Brzeska che faranno scuola, influenzando con il loro stile geometrico e primitivo Henry Moore e la nuova generazione di scultori inglesi.
La forza del loro contributo è evidente fin dalla prime due sale introduttive che espongono due icone del movimento. Una è Testa ieratica di Ezdra Pound di Gaudier-Brzeska, che esplicita il legame tra dimensione sessuale-primordiale e potenza intellettuale combinando le forme totemiche e geometrizzate del volto con la forma fallica evidente sul retro. Una spettacolare introduzione al movimento è data da Rock-Drill di Epstein, che pone su una vera trivella un’aggressiva figura che unisce alieno e bestiale, con una testa a metà tra il muso e l’elmetto e il corpo scavato con le costole in evidenza. Un’immagine sinistra nella quale, come dichiarò più tardi il suo autore, non c’era “nessuna umanità, solo il terribile mostro di Frankenstein in cui ci eravamo trasformati”.

Come annunciato sul secondo e ultimo numero di Blast – recentemente riedito insieme al primo e sfogliabile in mostra – i fragori della guerra sopraffarono il Vorticismo. David Hulme, teorico del gruppo, e Gaudier-Brzeska vi persero la vita e gli altri non riuscirono più a sostenere la stessa violenta ansia di cambiamento che li aveva portati inneggiarla. Come affermò qualche anno più tardi lo stesso Lewis: “Il Vorticismo più che l’annuncio di un nuovo ordine fu il sintomo della malattia terminale del vecchio. Il mondo meraviglioso era un miraggio, una trappola e una delusione”.

 

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