giovedì 18 Luglio 2024

Quando per diventare politici basta andare al reality show

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Un network australiano sta mettendo a punto un programma dove 18 aspiranti parlamentari verranno scelti dal pubblico
Chiunque potrà inviare il suo curriculum e sperare di arrivare in finale. Ai vincitori garantiti fondi per la campagna elettorale

Per arrivare in Parlamento ci vuole un volto telegenico, una chiacchierata spigliata e la capacità di convincere, almeno a parole. Può darsi. Di certo una tv australiana sembra crederci a tal punto che 6 dei prossimi senatori che andranno a sedere sugli scranni del Parlamento, verranno scelti dal pubblico della tivù, in quello che è l’ultima follia dei reality show. Un concorso a eliminazione, una sorta di Grande Fratello della politica che per gli ideatori ha un solo scopo: coinvolgere il grande pubblico, sempre più refrattario alle urne, a occuparsi degli affari della nazione.

Non si tratta di votare il volto più simpatico o la soubrette con il sorriso più malizioso. Di politica si tratta e di programmi elettorali si parlerà a “Vote for me”, in onda da ottobre su Channel Seven in attesa delle elezioni di novembre. In nome del principio che chiunque può correre per un seggio in Parlamento, il network australiano ha indetto una selezione pubblica per scegliere diciotto personaggi che potrebbero sfondare in politica, tra per ognuno degli stati australiani.

Partecipare è un gioco da ragazzi, arrivare tra i 18 finalisti è già più complicato, vincere è arduo, ma apre le porte alla politica, con tanto di campagna elettorale in parte finanziata dal network e l’assicurazione di uno spazio tv garantito fino alle elezioni. Uno spot all’interno del programma Channel Seven’s Sunrise brekfast, quello che dà la sveglia agli australiani.

A correre per un seggio può essere chiunque, basta che sia di nazionalità australiana, maggiorenne, non occupi uffici pubblici, non abbia commesso crimini, sia iscritto alle liste elettorali, non sia finito in bancarotta. Sul sito Internet c’è il modulo di domanda che chiede anche se si è iscritti a un partito politico (e quale?) se si è disoccupati o invece si abbia un’occupazione, e in quest’ultimo caso, dove. Questi sono i preliminari. Che non bastano. Il candidato (e termine non sarebbe più appropriato), deve descriversi in non più di 250 parole.
Quindi arriva il bello: le prove. Perché chi verrà scelto verrà sottoposto alla prova verità, quella del video e dell’audio. Dovrà parlare in diretta, sapersi destreggiare tra le domande e soprattutto esporre il proprio programma elettorale. Un lavoro certosino che sarà seguito da un pool di esperti, quello che poi sceglierà i finalisti, 18 candidati, che verranno ridotti a sei finalisti grazie al voto del pubblico, che li sceglierà durante il programma con un semplice sms.

Ma l’idea sta sta scricchiolando. Barry Jones uno dei tre esperti impegnati nel programma se n’è andato, rassegnando le dimissioni. Motivo? Potrebbe esserci un conflitto di interessi. Alcuni raccontano che i laburisti avrebbero fatto pressioni perché abbandonasse un progetto che evidentemente non guardano con favore. E sembra che Barry Jones non sia stato l’unico ad aver ricevuto pressioni.

“Vote for me” d’altra parte non piace nemmeno a una buona fetta del mondo accademico, preoccupato di ridurre la politica a un livello triviale. Rod Smith, della Sydney University, ha bocciato il programma spiegando che il reality show “può aggiungere ben poco al dibattito politico”, mentre ambigua sembra la posizione di Channel Seven, “che da una parte si presenta, presumibilmente, come un network che intende seguire da indipendente la campagna elettorale, mentre dall’altra promuove una serie di candidati”. L’avvio è previsto in ottobre, e se il programma promette di diventare popolare, Channel Seven, ha già deciso di farne un vero e proprio show. Ma l’ultimo responso sarà quello delle urne.

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