giovedì 16 Ottobre 2025

Nascere sotto il segno della Zoccola

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Ironia, costume italico e malinconia nel nuovo libro di Daniele Lembo

Chi nasce sulla Costiera Amalfitana ha due bivi nella vita: o nascere figlio di albergatore o andarci a lavorare in quell’albergo come cameriere. E Daniele, modestamente, nacque cameriere, sbagliando casta e restando fregato per tutta la vita.  E questo è solo l’inizio: “Nascere sotto il segno della zoccola” (Ego edizioni, pp 96, euro 10) vede un inedito Daniele Lembo, che finora si era sempre occupato di saggistica storica, con almeno 20 titoli in attivo sulla storia del Novecento, ironico, nostalgico, dissacrante, malinconico e divertente. Il volume verrà presentato sabato 11 giugno ore 20.30 presso il Villaggio della cultura in piazza del Popolo all’interno dell’evento ‘Libri da scoprire’.  Il nuovo volume di Lembo, a un primo approccio, potrebbe sembrare un’autobiografia. In realtà, più che la proposta di una storia personale, quello di Lembo è un espediente per raccontare il periodo dagli Anni Sessanta agli anni Ottanta in Italia nel suo microcosmo.
Parte dalla sua fanciullezza che lo vede nato, come lui stesso afferma, in “Paradiso”, un piccolo paese della Costa d’Amalfi. “Mio padre applicato di segreteria in una scuola media, aveva sposato mia madre, casalinga – scrive l’autore -. Ne erano venuti fuori cinque figli, molto scaglionati nel tempo.
Ero l’ultimo e tra me e il primo della serie c’erano vent’anni di differenza. Papà era come un orologio che aveva funzionato bene per lunghi anni e la ricca produzione lo confermava. Però, era una sveglia che si era permessa troppo. Con il suo modesto stipendio, si sarebbe potuto concedere al massimo due figli, aveva invece voluto una prole degna di un preside. Alla fine, la situazione economica della mia famiglia ne aveva molto risentito“.
Eppure Daniele avrebbe dovuto chiamarsi Ermenegildo, o registrato all’Anagrafe come “Gennarino comme ‘o zio”: fu la sorella a imporgli il nome creando un movimento d’opinione in una famiglia dove i fratelli erano tutti favolosamente disoccupati. Anzi, no, un fratello lavorava a Milano: quando a casa la madre riceveva una sua lettera si organizzavano simposi di lettura e di pianto. Era chiaro che Milano fosse una città-concentramento dove gli albergatori deportavano i camerieri che non si erano voluti piegare a portare determinati piatti in tavola. Da piccolo Daniele capisce che leggere è importante, perché le donne amano gli uomini colti, tanto l’importante è fare finta di leggerli i libri. Così sin da ragazzino viene attratto dal gentilsesso: soprattutto quei reggipetti con le coppe coniche e i pullover aderentissimi, che fanno ergere i seni come piramidi, biancheria che andrebbe vietata dalle convenzioni internazionali perché catalogata come arma di eccitazione di massa. Daniele, posseduto da un demone antiscolastico, presto impara che la vita è dura, al liceo, all’università, al corso di sottufficiale, ai centri commerciali. Per sfangare il quotidiano e per sopravvivere, quindi, è necessario essere nati sotto il filibustiere segno della Zoccola.
Sia chiaro, però, che quelli riportati non sono solo le memorie dell’autore. Tutti i lettori che hanno un’età intorno agli “anta” ritroveranno nelle pagine di Daniele Lembo anche i propri ricordi, dalla politica, al costume, al sociale, ai sentimenti, rinvenendo pezzi forse dimenticati della propria giovinezza. Un libro, insomma, che descrive un pezzo della nostra storia. Una precisazione finale è necessariamente da farsi: la zoccola a cui si fa riferimento in copertina ha poco a che vedere con l’attività professionale di signorine che, ultimamente, sono salite agli onori della cronaca. Il “segno della zoccola” di cui parla lembo è sopratutto un riferimento zodiacale. Il lettore che vorrà affrontare la lettura se ne renderà facilmente conto.

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