domenica 22 Dicembre 2024

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“Annullata dal Tar del Lazio la Giunta del Comune di Roma, per il mancato rispetto delle quote rosa, considerato violato lo statuto comunale per l’insufficiente presenza di donne nell’esecutivo”.
Ci pare giusto. In una politica che non deve essere fatta per competenze – e che in tal caso potrebbe tranquillamente avere il cento per cento di giunte maschili come il cento per cento di giunte femminili – le ripartizioni vanno a quota, come nelle logiche di mafia, di lotto e di clientela.
Siamo nell’era delle auto-rappresentazioni mediatiche e le giunte servono appunto per le esibizioni.
Non conta che per riparare una, dicasi una, scala mobile nell’unico svincolo metropolitano di Roma, alla stazione Termini, ci siano voluti poco più di tre anni con code e calche chilometriche in ogni istante della giornata, che gli autobus passino sempre meno frequentemente, con alcune linee che vantano attese medie sopra i cinquanta minuti, e che i marciapiedi romani vadano in pezzi. Quello che fa notizia nella capitale è lo “squilibrio” sessista.


Ma il Tar non si rende conto che sta compiendo ulteriori discriminazioni. Che ne è infatti della quota per gli omosessuali? Rappresentano un terzo sesso ormai doc, oppure no? E allora in giunta hanno diritto al 33%; ma sarebbe ancora una discriminante di 2 a 1 a loro svantaggio. Forse allora è meglio il 25% alle lesbiche, il 25% agli omo, il 25% ai maschi etero e il 25% alle femmine unisex.
Ovviamente resta il problema di come ritagliare la quota ai sempre più numerosi bisex e come valutarla.
In attesa che le quote vengano ulteriormente riviste con il computo dei pedofili, degli zoofili, degli esibizionisti, dei feticisti e dei necrofili. Altrimenti che democrazia di mutande sarebbe mai?
Insomma, ci dice il Tar, la politica mica è una cazzata, è anche una fregnaccia.
E visto come va la politica della democrazia matura come dare torto in fondo al Tar?
D’altronde è sempre più chiaro che per farla non serve avere i coglioni, meglio essere – o sembrar – coglioni.


Ma il Tar non si accorge di esser limitato: perché infatti limitarsi al sesso? Ci sono le minoranze che devono avere i testimonial. Gli zingari – che poi a Roma se li chiami rom guadagnano peso – che sono qui da secoli, che percentuale hanno in giunta? E gli ebrei storici, da non confondere con i più numerosi profughi di Libia, come li ripartiamo?
E che ne facciamo dei segni zodiacali? E degli ascendenti?
Avanti, il gioco è appena incominciato. L’auto-rappresentazione non conosce confini, questa storia infinita non potrà trovare mai assetti definitivi ed è questo il segreto del suo successo. Giocate, siori, giocate!  Puntate, scommettete, sulle giunte venture.
Avanti con il Tar, avanti con i nuovi look. E con le buche sui marciapiedi e il traffico sempre più intasato.  E non uscitevene con formule desuete e volgari tipo “cazzi amari”: sarebbero inadeguate al nuovo corso del Tar.

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