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A che punto è la guerra?

La complicità-rivale sistemica russoamericana alla prova delle scadenze elettorali

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Russia e Usa: amore, odio, odio/amore, cooperazione o rivalità?

A chi fa un tifo esagitato, sovente isterico, questa domanda non si pone.
Certuni con la favoletta del “nemico del mio nemico è mio amico” si sono lasciati obnubilare dallo schema bipolare (che chiamano multipolare) e tifano senza remore per il cd Sud Globale, rifiutandosi categoricamente di registrarne l’immane schifo, mentre riversano sul cd Occidente tutte le schifezze vere e presunte e non vedono che queste: peggio, non le attribuiscono a un’epoca e le ritengono insuperabili. Come dire che Federico II di Prussia avrebbe dovuto piegarsi all’allora paradigmatica mollezza dei prussiani (è proprio così, prima che ci mettesse mano lui i prussiani erano tutti crauti e mandolino). O che San Francesco non avrebbe avuto altre scelte che condividere la corruzione ecclesiastica o passare al Protestantesimo.

La posizione assiale che difendo è quella di fare perno su di noi, ovvero sull’Europa, non per subirne la cultura oggi dominante, ma per rivoluzionarla, battendoci al tempo stesso – e con tutte le forze – per la sua sopravvivenza fisica, energetica, di potenza.

Questo non può farci guardare ad altri soggetti se non sulla base della nostra centralità.

La Russia, per calcolo o per scelta, fu dal 2001 al 2006 allineata con l’Europa, poi pian piano scelse di rigiocare la carta di Jalta e di sfruttare i capitali enormi che affiorarono nelle sue casse durante la crisi del 2008. Da quella data ha perseguito sempre e soltanto una politica anti-europea, concretizzatasi dapprima nella destabilizzazione e nello smembramento dell’Ucraìna, avviato almeno dal 2011, poi nell’occupazione di cerniere strategiche al nostro sud, con minacce sensibili e sostanziali per il nostro futuro non da schiavi. In altre parole la Russia sta minando ovunque le nostre possibilità di rigenerazione e di autonomia strategica e industriale e lo sta facendo con grande gioia americana.

Registro risolini sciocchi da parte di chi, in nome di un cervello binario, deride la mia tesi sulla guerra americana all’Europa combattuta da una fanteria russa.

Non ho idea quanto fossero credibili le informative cinesi, indiane, italiane del gennaio 2022 che parlavano di un’invasione imminente concordata da Putin e Biden, tesi poi ripresa in Iran l’aprile successivo. Possibile ma secondario.

Quello che conta non sono i “complotti” ma gli interessi oggettivi. Per scomodare Lenin possiamo parlare di “unità e scissione dell’imperialismo”. Se ripercorriamo la storia della Russia, almeno dal 1917 è palese come debba tutto agli Stati Uniti: dalla tregua che consentì all’Armata Rossa di non perdere la guerra civile, al finanziamento della sua economia in bancarotta, per poi passare al finanziamento e all’armamento russo durante la seconda guerra mondiale, continuando con la concessione rooseveltiana delle sue zone d’influenza atte a paralizzare l’Europa.

Idem per la creazione di Israele e per la decolonizzazione. Un binomio che i più lucidi definirono “Imperialismo Russo-Americano”.

Questo non significava che fossero alleati, piuttosto complici. Complici-rivali se vogliamo, ma in grado di capitalizzare la loro rivalità per irregimentare i loro satelliti.

I russi, sempre inferiori agli americani sul piano della leadership, del softpower e della tenuta, hanno provato più volte a fare i furbi. Il tentativo di inglobare l’Afghanistan fu però azzardato. Lì vennero meno gli aiuti americani e, per questo e per l’incapacità di tenuta, la Russia sovietica implose. Non fu attaccata (purtroppo!) dall’Occidente, ma implose. E la sua disgregazione fu arrestata anche con intervento americano, che partì proprio con il disarmo nucleare dell’Ucraìna.

Quando parlo di complicità russo-americana, non intendo (e sono stato chiarissimo in merito) che i due siano esplicitamente alleati. Intendo che perseguono, o sono convinti di perseguire, il medesimo interesse che è anti-europeo.
Gli americani non armano, come vedremo in seguito, solo i russi, armano anche gli ucraìni e alla luce del sole, perché hanno bisogno di questa tensione da Guerra Fredda.

Una tensione che in pochissimo tempo ha frenato le nostre ambizioni e ha fatto volare economicamente ed energeticamente gli Usa che stanno perfezionando ovunque le loro avanzate strategiche, di cui possono ringraziare anche la guerra in Ucraìna, avanzate soprattutto sul Pacifico, mentre le loro industrie di punta hanno accumulato un vantaggio stratosferico (dai due ai dieci anni a seconda dell’ambito) nella tecnologia avanzatissima nei confronti della Cina.

L’invasione dell’Ucraìna ha messo termine al progettato utilizzo europeo dei minerali del Donbass (poi destinati in buona parte a Black Rock…) deciso nel luglio del 2021. Le mire espansionistiche russe vennero definite meno di due mesi dopo! Ma i russi arano già attivi contro di noi in Libia e in Mali.
L’Ucraìna fu la terza tappa della guerra russa all’Europa.

Nel Sahel è l’uranio per le centrali nucleari europee ad essere bloccato dai russi.

Però i russi forniscono il proprio uranio al nucleare americano (almeno il 12% del totale Usa).

Un link tra i tanti:

https://scenarieconomici.it/a-maggio-gli-usa-comprano-una-quantita-reccord-di-uranio-arricchito-dalla-russia

Si tratta di un interesse reciproco perché gli americani partecipano al programma nucleare russo:

https://it.insideover.com/energia/fiumi-di-miliardi-a-mosca-cosi-gli-usa-finanziano-il-nucleare-russo.html

Intanto dal rapporto all’Onu del 2023 è scaturito che il 72% delle componenti dell’armamento russo sono di fabbricazione americana, il che si può spingere fino all’86% se ci si aggiungono i produttori alleati degli Usa.

Inoltre i chip dei carri armati russi sono americani ed è a quasi totale produzione californiana l’insieme di programmi di avviamento e di utilizzo del missilistico russo.


In ultimo le rivelazioni su come gli americani hanno soppiantato gli europei nel campo petrolifero russo, con tanto di espansione del colosso americano Slb alla corte di Putin:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/08/16/financial-times-il-colosso-statunitense-slb-si-espande-e-investe-nel-settore-petrolifero-della-russia/7660319

Questo significa che cosa?

Che ci sono cointeressi russo-americani ai danni dell’Europa.

Che la guerra americana all’Europa è combattuta dalla fanteria russa in offensiva, mentre chi la sta controbattendo in difesa della propria indipendenza ha il riconoscimento ufficiale americano ma non un sostegno sostanziale e indiscriminato perché c’è sempre la scusa della “linea rossa” da non varcare.

Per gli americani l’ideale è una guerra di logoramento con la creazione di una cortina di ferro che prevede una divisione dell’Ucraìna.

Andrà a finire così?

È probabile. Tuttavia la sintesi degli interessi si compone anche di interessi divergenti e in ogni ambito, russo come americano, come europeo, non tutte le centrali di potere sono allineate.

Da fine anni cinquanta la Cia operò attivamente per far entrare il partito comunista italiano al governo ma fu sempre rintuzzata dall’Ambasciata a Roma.

Trattandosi di “unità e scissione” e di complicità complicate, possono sempre verificarsi situazioni spiazzanti. Che poi, verranno comunque riassorbite dall’interesse dominante.

Il momento critico è adesso.

La controffensiva ucraìna ha posto sul tavolo il “problema nucleare” che è una grande buffonata ma può servire a costringere i due contendenti a sedere al tavolo delle trattative visto che l’esercito russo ha battuto il passo molto più del dovuto e ha palesato difetti enormi.

Il problema è che o la minaccia nucleare “sventata” avverrà nei prossimi due mesi e mezzo oppure rischia di essere rinviata a dopo gennaio perché l’Amministrazione americana non può presentarsi alle presidenziali con un’apparente sconfitta o con un rischio atomico.
Se i russi sfondano in questi mesi, ed è possibile e ci stanno provando in Donbass, i piani americani andranno a dama, ma l’Amministrazione Blinken (io la chiamo così) dovrà affrontare una pericolosa crisi d’immagine che la farà apparire perdente troppo vicino alle elezioni.

L’elefantiaco ritardo russo nell’offensiva ha finito col mettere in crisi il planing americano e l’Ucraìna, che evidentemente è più europea della Russia e lo dimostra nell’elasticità e nella genialità delle improvvisazioni, sta provando ad approfittarne.

Se nessuna delle due opzioni si verificherà, ovvero la “crisi” nucleare o lo sfondamento russo a breve, i piani russoamericani dovranno essere rivisti per forza perché è difficile che Mosca possa continuare per tutto il 2025 una guerra così dissanguante con le carenze morali, strategiche e logistiche che ha palesato.

Se la “pace” non verrà imposta entro fine ottobre, l’Ucraìna può sperare perfino in un avvenire che oggi sembra inimmaginabile.

Staremo a vedere. Probabilmente siamo entrati nel trimestre decisivo, non perché l’esito bellico avverrà per forza in questi novanta giorni, ma perché essi potranno determinare l’esito finale del conflitto.

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