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A scoppio ritardato!

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La Casa Bianca alza l’allarme terrorismo, ma poi si scopre che quelle informazioni sono vecchie. Risalgono proprio all’11 settembre 2001!
Ennesima assurdità di tutta questa storiella su Al Qaida. Il terrorismo continua a fare il gioco dell’America imperialista. Facile capire da chi è voluto e guidato.

NEW YORK – L’allarme anti-terrorismo lanciato domenica dal governo americano era basato su informazioni vecchie di tre anni, raccolte in coincidenza con gli attacchi dell’11 settembre, e non su rivelazioni “fresche”. Questa scoperta, confermata da ambienti dei servizi segreti e riportata ieri sulle prime pagine dei maggiori quotidiani, a cominciare dal New York Times, ha riaperto le polemiche sulla strumentalizzazione della intelligence da parte della Casa Bianca. Era proprio necessario aumentare il livello dell’allerta da giallo ad arancione per alcune istituzioni finanziarie? Oppure – come ha insinuato qualche democratico – è stata una mossa dei repubblicani per aumentare artificialmente la tensione e far perdere a John Kerry l’abbrivio del dopo-convention?

In una visita al grattacielo del Citigroup a Manhattan, uno dei cinque edifici considerati a rischio-attentati, il ministro per la sicurezza nazionale, Tom Ridge, ha difeso ieri la scelta di lanciare l’allarme. “Non bisogna sottovalutare la gravità delle informazioni solo perché sono vecchie di due o tre anni”, ha detto Ridge, ricordando che le cellule segrete di Al Qaeda hanno continuato ad aggiornare i dati sulle istituzioni finanziarie fino al gennaio scorso. “E si tratta – ha insistito il ministro – di piani di attacco molto particolareggiati: il pericolo resta reale, specie con l’avvicinarsi della convention repubblicana a New York e le elezioni di novembre”.

L’allarme di domenica sembrava basato sulla confessione di un militante venticinquenne di Al Qaeda ed esperto di computer, Muhammad Naeem Khan, arrestato il 13 luglio in Pakistan. Nel suo hard-disk erano state trovate centinaia di foto e diagrammi su grattacieli americani. Altre informazioni – secondo il capo di gabinetto di George W. Bush, Andrew Card – erano arrivate a Washington dai servizi segreti inglesi e italiani.







Ma mentre Fbi, polizia e servizi segreti predisponevano le misure di sicurezza attorno a cinque simboli del capitalismo finanziario (Citgroup, Prudential, Wall Street, Banca mondiale, Fondo monetario), mettendo a soqquadro il traffico a New York e Washington, isolando le zone a rischio, moltiplicando il numero di agenti con il mitra spianato, si è cominciato a capire che l’allerta era basata soprattutto su dati vecchi. “Le planimetrie dell’edificio della Prudential scoperte in Pakistan sembrano quelle di tre ani fa”, ha ammesso Joseph Billy, responsabile dell’ufficio del Fbi di Newark, nel New Jersey, dove c’è il quartier generale della finanziaria.

Il sospetto che Bush faccia un uso troppo disinvolto della intelligence non è nuovo. Le informazioni dei servizi segreti sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein sono state il pretesto per la guerra in Iraq: ma le armi di sterminio non sono mai state trovate. Ieri il ministro Ridge ha negato un uso “politico” degli allarmi: “Sono questioni troppo serie – ha detto – per trasformarle in strumenti elettorali. Non c’è dubbio che Al Qaeda voglia turbare il processo democratico americano”.

D’altra parte, la riforma dei servizi segreti prospettata lunedì dalla Casa Bianca ha accentuato i dubbi e le perplessità dell’opposizione. Sull’onda del rapporto del comitato parlamentare d’inchiesta sull’11 settembre, Bush si è detto favorevole alla nomina di un direttore nazionale per la intelligence, chiamato anche “zar”, con il compito di coordinare i vari servizi e fungere da tr

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