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Alcune parole alla Nuova Retroguardia

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Quell’ambiente di destra sradicale non più buono per il re né per la regina

Ritorno sulle tare di quella che definisco destra terminale, cioè quel precipitato umano che si vorrebbe erede delle avanguardie ma si è fossilizzato nella retroguardia.
Inutile tornare sul suo problema di fondo che è un disturbo esistenziale, una fuga da un reale che si vorrebbe punire, abbattere, smembrare, magari con l’aiuto di qualche onirico Gengis Khan.
Tale patologia caratterizza molti di coloro che strillano più forte ma, persino tra quelli che hanno accolto supinamente le teorie/dogmi dell’Apocalisse alla puttanesca, essi sono in fondo un’esigua minoranza, i più avendo semplicemente accettato gli schemi d’interpretazione che sono stati loro forniti ed essendo soltanto imprigionati nell’antagonismo binario, astratto e artificiale.

Ne abbiamo parlato tante volte, ma rivediamo a volo d’uccello alcune delle principali questioni epocali che sono categoricamente approcciate con superficialità, paraocchi e un’approssimazione così disinvolta da cadere nel ridicolo.

Avete detto geopolitica?
In nessun’altra epoca si sono affrontati tanti cambiamenti così repentini e radicali tutti assieme.
Con l’evoluzione della tecnica e con il satellitare siamo entrati in un’era nella quale Geminello Alvi ha genialmente intravisto l’affermazione del Nomos dell’Aria su quelli abituali di Terra e Mare. Anziché sforzarsi di comprendere quanto ciò incide sull’esistenziale e sulle aperture metafisiche, oltre che sulle trasformazioni economiche e di comunicazione, la Nuova Retroguardia ha innalzato la “geopolitica” a scienza e, non contenta di questa sciocchezza, è riuscita a commettere due errori ulteriori. Il primo è stato categorizzare lo scontro tra Terra e Mare senza considerare la loro compenetrabilità e senza neppure approfondire come ciò si sviluppò in passato (Roma e Cartagine). Il secondo è stato attribuire il valore Terra, inteso come il solo positivo, con disivoltura e perfino a vanvera, ad esempio alla Cina.

Quel movimento continuo
Né si è tenuto in conto quanto sia in trasformazione in quest’Era dell’Acquario, con la società sempre più liquida, fluida, interconnessa. La nostalgia per i modelli solidi, benché esagerata se non esacerbata, si può comprendere, ma ne vanno traslati i princìpi e attualizzati i valori anziché rivendicarli con il piagnisteo.
Né si va meglio quando si tratta delle migrazioni. Interpretate come un piano etnocida o, con una stupidità da compagni attardati, come una questione di puro e semplice sfruttamento.
La nostra morte demografica, ché di quello si tratta, non è presa in considerazione, così come non lo sono le politiche coloniali che, quando non vanno da nord a sud vanno da sud a nord perché la natura ha orrore del vuoto e il vuoto, biologico e geografico, lo abbiamo prodotto noi prima di ogni Soros che ne approfitta.

Una caricatura di Tolkien
Questa paralisi cognitiva si ripercuote sugli scenari internazionali in cui, complici le propagande per plebi sciocche, ci si sta immaginando uno scontro tra blocchi (Occidentale e Russafrasiatico) senza curarsi di osservare quanta interconnessione, interdipendenza, esiste tra ogni soggetto, tipo quelli del mitizzato BRICS e ogni genere di Occidente, particolarmente gli Stati Uniti.
Basterebbe osservare come quasi ogni Paese ufficialmente schierato con l’Ucraìna o con la Russia stia di fatto non aiutandole e come si spertichi in giochi doppi, tripli o quadrupli, per mettersi a ridere su questo vagheggiato scontro d’inciviltà. E non parliamo solo dei casi più palesi (Turchia, Germania, Ungheria) ma a maggior ragione di India e Cina.
Ma chi rinuncia a qualsiasi ruolo in politica, non solo a quello di avanguardia, eppure pretende di farla, forse per automatismi esistenziali o perché non saprebbe che altro ruolo coprire nella commedia umana, non ha che una soluzione. Quella di partecipare come tifoso a uno scontro decisivo tra il Bene (che poi nelle menti turbate sarebbe russo e cinese!) e il Male.
Il tutto secondo lo schema del Signore degli Anelli, letto frettolosamente però, perché la sua complessità è paradigmatica, ma non lo sanno.

Sulle dedollarizzazioni
Troppo sarebbe pretendere che lo sguardo si posasse sulle trasformazioni a venire e su quali potenze, o meglio oligarchie, già precorrono i tempi. Sui vent’anni di anticipo nella trasformazione da parte degli americani che, scambiando i desideri con la realtà, la Nuova Retroguardia pretende in crisi, o sui cinque o dieci anni di anticipo da parte dei cinesi e dei tedeschi, rincorsi dagli indiani.
Parlano di deollarizzazione quando il Dollaro ha preso a dominare più di prima e senza nemmeno porsi il dubbio che si tratti anche questo di un fenomeno transitorio, non verso l’avvento del nuovo baratto ma verso l’imposizione della finanza informatica. Sognano liberazioni tramite le criptomonete senza capire che in esse è intrinseco il potere di annullamento della proprietà, non della moneta stessa ma del suo stesso titolare che è alla mercé giuridica di qualsiasi hackeraggio.
Non si andrà probabilmente incontro al post-valuta globale ma verso un globale che annovererà una larga porzione di post-valuta. Continuano a parlare di politici camerieri dei banchieri quando le banche tentennano, arretrano, falliscono e si va verso nuove forme finanziarie. Il 63% degli asset americani non è legato alle banche e neppure alle istituzioni.

Tutto è ignorato
Si è iniziato, bontà loro, a parlare di metalli rari e di fonti energetiche, senza con ciò trarre quasi mai una mappatura delle nuove contese. In quanto alla Green Economy la critica è ferma agli aspetti della sua stessa propaganda e nessuno s’interroga sulle correlazioni con le contese di cui abbiamo appena parlato.
Non credo poi che in molti si siano soffermati sulle sfide che fanno perno sull’IndoPacifico, il nuovo centro del mondo. Non sanno cos’è il CAI, ad esempio, né conoscono gli schieramenti nel WTO. Come intepretano la Via della Seta? E che cosa pensano quando al progettato G2 Usa-Cina degli americani Pechino ribatte con un G3 in cui inserisce la Ue?
Sull’Intelligenza Artificiale noto molta paura e ben poca curiosità. Altrettanto dicasi sullo Spazio in tutte le sue accezioni.
E in quanto all’umano, al societario, tral’implosione atomizzata dl woke, del gender e il no resistenziale cosa troviamo? Un no è sempre insufficiente di fronte a qualsiasi cosa se manca di offrire un modello. Che dev’essere innovato, al passo con i tempi ma ancorato sui princìpi eterni. Altrimenti sarà solo un “non c’è più religione”, “non ci sono più le mezze stagioni”, “dove andremo a finire?”
E la risposta alla morte demografica, di cui abbiamo parlato più su, qual è? Gli incentivi economci a fare figli? Sociologicamente i figli li fanno i poveri.
La Nuova Retroguardia non può fare altro che borbottare più o meno indignata. Sperando sempre che un settimo cavalleria esotico intervenga a mettere tutto a posto. Ma tutto che se il problema siamo noi? O davvero qualcuno pensa che basti sconfiggere due o tre Soros? Stanno davvero così male a neuroni?

Non scappi: o agisci su di te o non agisci
Se non si lavora su se stessi e per la maggior forza del proprio Genius Loci, oltre che della propria genìa, non si è niente e nessuno. Resterete a evocare Gog e Magog cianciando di socialità e di Tradizione (queste sconosciute!) Va cambiato radicalmente atteggiamento!
In quanto alle analisi, esse valgono per affinare la lotta e la strategia, non, come va di moda oggi, per annunciare quante reti segnerà l’attacco russo o quante autoreti farà Biden.
Ma le analisi devono essere serie. Sento parlare di Tradizione da gente che la confonde con Meluzzi, Bannon e Dugin e non ha mai imparato da Evola o dalla Scuola di Mistica.
Sento parlare di socialità da gente che rimastica le chewing-gum Fusaro e Rizzo, ma non ha mai letto Marx, Engels e Lenin, per non parlare degli immensi del Ventennio.
Vi consiglierei di mettere mano a tutte queste letture, ma dubito che ci sia molta gente in grado di farlo per apprendere, per appropriarsi degli strumenti operativi e per agire con la mentalità che,  un po’ provocatoriamente, ma non del tutto, definii a suo tempo evoleninista.
Questa è, in effetti, e giustamente, prerogativa di pochi.
L’unica cosa certa per tutti è che chi non ha familiarità con i canoni giusti, non solo non si può proiettare in avanti, ma continuerà a esprimersi in un piagnisteo nevrastenico schierandosi in un dualismo inesistente come un minus habens incattivito. Non buono per il re né per la regina.

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