“Le modifiche costituzionali devono essere fatte con armonia ed equilibrio”, raccomanda tre volte il presidente della Camera Fini. E, mentre si avvia a inaugurare la mostra fotografica dell’Istituto Cervantes insieme al presidente del congresso dei deputati della Spagna, Josè Bono Martinez, gli torna in mente l’assalto al Parlamento spagnolo da parte del comandante della ”Guardia civil” Tejero. Quella foto dell’ufficiale con la pistola in pugno nell’assemblea parlamentare è la più significativa della storia della democrazia spagnola e Fini la evoca nel giorno in cui, in sostanza, frena gli entusiasmi sulla bozza Calderoli. Il ministro per la Semplificazione è andato a Montecitorio in mattinata e il cofondatore del Pdl gli ha detto in privato quello che ha poi ripetuto in pubblico durante il convegno sulle riforme di ”Farefuturo”. Ossia che il modello francese va preso ”in toto”, studiandone l’evoluzione e le sue possibili ricadute sul sistema italiano. Non si può procedere con troppa fretta e per approssimazioni. E, soprattutto, prima di presentare un modello di riforma, vale per il presidenzialismo francese, come per il premierato, o per il sistema americano, occorre approfondire e studiare. Tra le righe il messaggio è chiaro: una riforma seria non può essere frutto di una discussione a tavola. E ogni allusione alla cena di Arcore non è casuale. Insomma, secondo Fini, di pari passo con il presidenzialismo deve andare la modifica del Parlamento e della legge elettorale. E la sua preferenza, come è noto, è per il sistema maggioritario a doppio turno con collegi uninominali, perchè solo così si rafforza il bipolarismo.
“Intendiamoci- spiega il presidente della Camera, uscendo dal convegno- il modello francese a me non va bene, ma benissimo. Ma siamo sicuri che si possa introdurre in Italia in tutta la sua complessità? Ho l’impressione che, al momento, si stia parlando soltanto di elezione diretta del Capo dello Stato. Ma mi chiedo quanti sanno che nel ’58 il sistema della Quinta Repubblica non prevedeva l’elezione diretta del presidente? Fu cambiata nel ’62 intorno alla figura di De Gaulle. Faccio un altro esempio- continua- ci va bene lo Statuto delle opposizioni, che, come ha rilevato il presidente Sarkozy, è una garanzia di democrazia ineccepibile? Sono interrogativi a cui occorre dare una risposta perchè se si sposa un modello costituzionale, ma se ne omette una parte, non è detto che venga garantita l’armonia del sistema francese, che prevede un assoluto equilibrio tra il ruolo del Parlamento e governo. Ecco, credo che le riforme possano essere fatte nei tre anni che ha davanti questa legislatura, ma la condizione essenziale è che ci sia consapevolezza della complessità del sistema che ci proponiamo di adottare”.
E anche parlando durante il seminario di ”Farefuturo”, insieme ad Adolfo Urso e a Franco Bassanini, Fini cita “le riforme costituzionali francesi che hanno puntato ad un rafforzamento del ruolo del Parlamento, soprattutto come sede di confronto con il governo e di dialogo diretto con il Presidente della Repubblica”. Di questo e anche del rafforzamento del Pdl all’interno del centrodestra discuterà con Berlusconi. E magari, come ha sottolineato con i suoi, non mancherà di fare notare al premier che quanti lavorano per allargare il solco tra loro due fanno soltanto gli interessi del Carroccio a scapito della tenuta e della ”mission” del Pdl . E, intanto, alla giornalista spagnola che gli chiede un commento sul rafforzamento della Lega risponde che “questo è oggetto del nostro dibattito politico nazionale. Comunque- conclude conciliante- la maggioranza ha vinto le elezioni e quando si vince va tutto bene”.
Il richiamo della santa prociata! Pur di rispondere alle logge britanniche e dar fastidio a Berlusconi, Fini è disposto a rinnegare anche l’ultimo lascito del Msi, il presidenzialismo.