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Almeno conserveremo la linea

La discesa socioeconomica è solo all'inizio

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Se l’Europa non reagisce alle dinamiche convergenti contro di essa, saremo presto periferia miserabile

I dati Eurostat dipingono un quadro preoccupante per l’Italia. Secondo il rapporto, quasi il 62,5% delle famiglie italiane faticano a raggiungere la fine del mese, in pratica due famiglie su tre, quando la media europea è del 45,5%. Il confronto è duro soprattutto con le altre grandi economie dell’Ue: la Spagna è in una fascia tra il 45% e il 57%, la Francia tra il 35% e il 45%, la Germania meno del 25%, ben al di sotto della media continentale. Al contrario, hanno un risultato simile all’Italia paesi dell’est come la Croazia, la Slovacchia e la Romania.
I dati migliori in tutta l’Unione europea sono quelli di Germania, Svezia, Finlandia e Lussemburgo, tutti sotto il 25% (anche se Eurostat specifica che il dato tedesco non è del tutto affidabile dal punto di vista statistico). Al contrario, in fondo alla classifica ci sono la Bulgaria, con l’80,3%, e infine la Grecia con l’89,6%. Quasi nove famiglie su dieci che faticano ad arrivare a fine mese. Tutti gli altri Paesi non ancora menzionati fanno meglio dell’Italia.
Ma non è l’unico dato dove l’Italia è indietro rispetto agli altri paesi.

Sono 14 milioni gli italiani a rischio povertà, tanti i bambini
La quota di persone, sia uomini che donne, a rischio povertà o di esclusione sociale in Europa tocca il 21,6%, pari a 95 milioni di persone. In base al sesso, il 20,4% per gli uomini e 22,7% per le donne. La media è leggermene più alta in Italia: 24,6%, pari a 14 milioni di cittadini.
Tra gli Stati membri dell’UE, per Eurostat le percentuali più elevate di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale nel 2022 sono state registrate in Romania (34,4%) e Bulgaria (32,2%), mentre le percentuali più basse sono state in Slovenia (13,3%) e Repubblica Ceca (11,8 %). In tutti gli Stati membri, la percentuale era più elevata per le donne che per gli uomini, con le differenze di genere più ampie in termini di punti percentuali in Lituania e Lettonia (entrambe con una differenza superiore a 6,0 punti percentuali) e le più strette in Danimarca (0,8 punti percentuali).
Ma quello che preoccupa è l’età di queste persone: guardando all’Italia, tra le persone in povertà il 28,5% ha meno di 18 anni, il quarto peggior risultato in Europa dopo Romania, Bulgaria e Spagna. Anche per le persone tra i 18 e i 65 anni la percentuale del 25% è tra le più alte dell’Ue, mentre dai 65 in su è del 20%, poco più bassa anche della media europea (20,2%).
In 11 Stati membri dell’UE, la percentuale di persone a rischio di povertà o esclusione sociale nel 2022 è stata più alta per i bambini. In Slovacchia, Francia e Spagna, la quota relativa ai bambini è stata di oltre 6 punti percentuali superiore alla quota più alta degli altri due gruppi di età.
In Finlandia e Danimarca, il rischio più elevato di povertà o esclusione sociale si riscontra tra gli adulti in età lavorativa. L’Ungheria ha registrato le stesse quote per gli adulti in età lavorativa e per gli anziani, entrambe leggermente superiori a quelle dei bambini. In 13 Stati membri, la quota di persone a rischio di povertà o sociale l’esclusione era più alta per gli anziani.

Per Eurostat 7 persone su 10 vivono a casa dei genitori
Anche la percentuale di giovani che vivono con i genitori è tra le più alte in Italia. Tra fatica a trovare una casa propria, visti gli affitti sempre più alti e un mercato del lavoro che non permette di mettere da parte molti risparmi, sempre più italiani decidono di restare a casa dei genitori fino a tarda età. Se in Europa nel 2022 sono quasi metà (49,4%) i giovani adulti tra i 18 e 34 anni che condividono la residenza con almeno uno dei genitori, in Italia sono il 69,4%, quasi 7 giovani su 10. Veniamo battuti solo da Croazia (78,2%), Grecia (71.9%), Slovacchia (71.2%) e Portogallo (70.7%). I paesi nordici registrando la percentuale più bassa, sotto il 20,0%, e la Germania con una quota del 31,3%.
Per l’Italia, la maggior parte di questi sono studenti, al 43,8%. Seguono poi le persone che lavorano a tempo pieno al 29%, poi i disoccupati al 13,9% e i part-time a 8.9%. Cifre piuttosto simili con la media europea: oltre il 40,0% dei giovani adulti nell’UE che conviveva con i propri genitori sono studenti, mentre più di un terzo lavora a tempo pieno e poco meno del 10% si trovava disoccupato. In particolare, in Malta, Polonia, Croazia, Slovacchia e Bulgaria, la maggior parte dei giovani adulti che vivevano con i loro genitori aveva un impiego a tempo pieno.

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