Nella foresta ugandese è da poco terminata una disputa sanguinosa durata 10 anni con la conquista, da parte dei vincitori, del territorio che apparteneva ai vinti. Sembra una storia tra uomini ma riguarda invece due gruppi di scimpanzé. L’episodio è la prima prova solida di un comportamento umano: gli scimpanzé uccidono i rivali per conquistare i loro territori.
La scoperta, che è stata pubblicata su Current Biology, si deve al primatologo John Mitani della University of Michigan di Ann Arbor, il quale ha studiato per oltre un decennio il gruppo di scimpanzé, chiamato “Ngogo” dalla località in cui vive, nel Parco Nazionale Ugandese di Kibale. Tra il 1999 e il 2009 il ricercatore e il suo team hanno assistito a 18 attacchi mortali, condotti dai maschi su un altro gruppo di scimpanzé. E hanno trovato le prove di altri 3 attacchi mortali che fanno del gruppo Ngogo uno dei più violenti tra quelli studiati in Africa fino ad ora.
Va sottolineato il fatto che il gruppo, composto da circa 150 individui, è il più numeroso della zona e questo gli permette di controllare molto bene il territorio. “Gli attacchi al ‘nemico’ sono sempre avvenuti quando questi incontravano un gruppo di scimpanzé con un minor numero di individui -spiega Mitani- seguendo una vera e propria tattica d’attacco”. Nel 2009 il primatologo aveva notato che gli Ngogo si erano a tutti gli effetti impossessati del territorio di altri gruppi, ampliando il proprio regno di circa 6,4 chilometri quadrati, il 22% in più rispetto all’area originaria. “L’anno scorso i maschi si sono trasferiti con le loro femmine e i loro piccoli nelle zone conquistate e subito si sono comportati come se fossero in un territorio tutto loro”, ha spiegato Mitani. La nuova area faceva particolarmente gola agli Ngogo perché ricca di cibo, sopratutto alberi di gelso nero che offrono una grande quantità di apporto calorico.
Il guadagno territoriale poi, offre anche altri benefici. Gli scimpanzé che vivono in grandi aree pesano di più rispetto a coloro che vivono in terre più ristrette e le loro femmine tendono ad avere più figli. In più c’è il fatto che femmine di gruppi vicini vengono attratte dai maschi che vivono in grandi aree, dando loro maggiori opportunità di accoppiamento.
“Situazioni simili dovevano essere presenti anche in comunità umane di cacciatori-raccoglitori, tuttavia non bisogna disegnare troppi paralleli tra le nostre battaglie e quelle degli scimpanzé – precisa Mitani – in realtà piuttosto che cercare una linea evolutiva comune, tra uomini e scimpanzé, che riguarda la guerra, le controversie tra gruppi diversi potrebbe aiutare meglio a spiegare l’evoluzione della cooperazione all’interno delle due specie”, ha spiegato Samuel Bowles del Santa Fe Institute del New Mexico, che si occupa di evoluzione del comportamento. Secondo lo studioso, modelli evolutivi e prove paleontologiche e archeologiche inducono a sostenere che l’altruismo è emerso negli esseri umani proprio in seguito a violenti conflitti tra gruppi di persone diverse. Dove all’interno di ciascun gruppo vi era un maggior numero di persone disposte a morire per i loro compagni pur di aiutarli nelle loro imprese questo portava il gruppo alla vittoria e il senso di altruismo ad accrescersi nel tempo.
“Allo stesso modo – ha continuato Mitani- gli scimpanzè Ngogo hanno lavorato in questi anni creando coalizioni molto intrecciate, che ha permesso loro di sopraffare gli avversari”.