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Obama si rimangia tutto e riapre i tribunali militari di Guantanamo

L’Amministrazione Obama annuncerà oggi di voler reinstaurare le commissioni militari create a Guantanamo da George W. Bush, sebbene con nuove procedure che garantiscano maggiori garanzie legali agli accusati. Le nuove regole escluderebbero l’utilizzo di prove ottenute attraverso mezzi coercitivi, restringerebbero quello di testimonianze secondarie e garantirebbero agli imputati maggiore libertà nella scelta di un legale, oltre a difendere quei detenuti che si rifiutino di testimoniare. Non appena insediata, l’Amministrazione sospese per 120 giorni – cioè fino al 20 maggio – i lavori delle commissioni militari: fonti governative aveano parlato di una nuova proroga di 90 giorni ma la Casa Bianca sembra decisa a rendere nota al propria decisione già oggi; tuttavia, va notato che i lavori rimarrebebro in questo caso sospesi per almeno quattro mesi per permettere l’applicazione delle nuove procedure. I timori dell’Amministrazione riguarderebbero una possibile incapacità delle corti federali o delle normali corti marziali di trattare i casi di terrorismo, ma va anche sottolineato come Obama cerchi una via d’uscita legale che gli permetta di chiudere il più presto possibile il carcere di Guantanamo: senza un piano dettagliato in tal senso il Congresso si è infatti rifiutato di concedere i fondi necessari. Le organizzazioni per i diritti civili hanno criticato una misura che “infangherebbe di nuovo l’immagine della giustizia statunitense”: “Veder che Obama cerca di far rivivere piuttosto che chiudere questo fallito esperimento è una delusione, non c’è alcun detenuto che non possa e non debba essere processato dalle Corti federali”, ha commentato Jonathan Hafetz, dell’American Civil Liberties Union. Lo stesso Obama aveva criticato in campagna elettorale la creazione delle commissioni militari, definito un “enorme fallimento”, ma i suoi collaboratori hanno sottolineato come il Presidente non abbia mai respinto l’ipotesi di utilizzarle se avessero potuto essere rese più giuste, e già da senatore aveva presentato delle proposte di legge in tal senso. Secondo gli analisti solo una ventina fra i circa 241 detenuti ancora nel carcere verrebbero processati dalle commissioni militari: il resto dovrebbe essere rilasciato, trasferito in altri Paesi o rinviato a giudizio presso le Corti federali statunitensi.

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