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Battisti resta in Brasile

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Le ragioni di Lula

Sembra una beffa linguistica: Baptista il brasiliano se ne va dall’Italia nello stesso giorno in cui ci dicono che l’italiano Battisti resterà in Brasile. Insieme allo stragista Lollo.
La decisione di Lula è umanamente brutta ma ha i suoi perché e fa specie che la stampa continui ad ignorarli.
Le ragioni del rifiuto sono almeno quattro.
1. Alcuni dei protagonisti degli Anni di piombo, dei protagonisti rossi ovviamente, hanno sempre avuto santi in paradiso. Quelli che hanno flirtato con le Fondazioni Basso, hanno costantemente goduto della protezione dell’Internazionale socialista e ne usufruiscono soprattutto laddove quella potenza politico-diplomatica ha dettato linee nazionali (come Francia o Brasile).
Tutto è più ingarbugliato di quel che appare. La stessa Internazionale socialista fu luogo d’incontro di più componenti, rivali e cooperatrici nel solco del sistema mondialista. Alcuni dei rossi hanno potuto così godere del sostegno israeliano e altri, come Casimirri, erano molto più vicini ai servizi militari sovietici e dell’est (il Gru) in concorrenza con lo stesso Kgb ed hanno ottenuto santuari in Africa e in America latina. Tra tanti paracadute anche Battisti ha potuto atterrare in modo abbastanza dolce.
2. Va tenuto conto del “piacere” che Lula doveva a Sarkozy. Quando la Francia cedette all’estradizione di Battisti questi fu lasciato fuggire, riparò in Brasile dove lo stesso Sarkozy lo fece catturare. Ma, così vuole l’Eliseo, soprattutto per ragioni di contiguità con “grandi vecchi” e musicisti vari all’ombra d’Hypérion, i soldatini di una certa parte vanno garantiti.
Non è peregrino dedurre che Parigi abbia giocato una complessa partita di scambi con Battisti, tramite Lula, assicurandosi di salvare capra e cavoli: com’è infine successo.
3. Bisogna considerare, poi, che la legislazione d’emergenza degli Anni di piombo fu aberrante, iniqua, e non tenne conto del Diritto in alcuna maniera. Non solo il Brasile e la Francia hanno risposto secchi no alle estradizioni richieste sulla base emergenziale dai tribunali italiani; lo hanno fatto anche la Svizzera, l’Austria, l’Inghilterra, la Spagna, il Canada.
Che Battisti sembri proprio colpevole – e di delitti sinceramente aberranti e ben poco “politici” – non può cambiare la filosofia del Diritto. I dibattimenti di estradizione non rientrano nel merito della colpevolezza o dell’innocenza degli imputati (nessuna Corte straniera ne ha facoltà) ma nel rispetto o meno dei diritti difensivi concessi all’imputato e dell’equanimità dell’eventuale sentenza.
Non esiste né potrebbe esistere alcun concetto giuridico che consenta di violare i diritti di chi è colpevole e non di chi è innocente, visto che nessuno è colpevole o innocente prima della sentenza.
Ragion per cui se la legislazione italiana degli Anni di piombo fu aberrante (come la politica italiana e come le istituzioni italiane e come la stampa italiana) non si può sostenere che per Battisti debba essere fatta un’eccezione solo perché individuo oggettivamente abietto. E il Brasile non l’ha fatta.
4. Infine la decisione di Lula ha un doppio valore politico: esprime la sovranità statale rispetto alle regole internazionaliste che la limitano e sottolinea la forza attuale del Brasile nel panorama mondiale.
Sarebbe ora di smetterla di ragionare con la pancia e di inorridire per Battisti in quanto è un personaggio disdicevole, ignobile e per certi versi un’offesa vivente per i suoi stessi compagni. O, peggio ancora, di fare i forcaioli perché è un rosso. Queste sono aberrazioni che appartengono agli iniqui: lasciamole a pieno titolo all’antifascismo.
La questione in gioco non riguardava solo il carnefice ignominioso e le sue vittime, ma concerneva il Diritto, le sovranità nazionali e la politica internazionale, con tutti i suoi risvolti, edificanti e aberranti.
Ce ne si faccia una ragione. E si volti pagina: ma davvero.

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