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Il presidente venezolano salta a piè pari il parlamento

Per la quarta volta in poco più di dieci anni il Parlamento venezuelano ha concesso ieri al presidente Hugo Chavez poteri speciali e la possibilità di imporre nuove leggi per decreto senza alcun controllo dell’assemblea dei deputati. La nuova “Ley Habilitante” era stata chiesta da Chavez in seguito all’emergenza provocata dalle intense piogge di queste settimane che hanno causato inondazioni in ampie zone del paese con un saldo di oltre 130mila profughi senzatetto. Ma la norma consentirà al presidente di governare per decreto su molti altri temi come le finanze, le tasse, le telecomunicazioni, la cooperazione internazionale, l’acquisto di armi o la sicurezza. E poco dopo il voto dei deputati il presidente venezuelano ha annunciato di avere già pronta “una batteria di venti decreti” per rafforzare il suo “socialismo del XXI secolo”.
La legge sui “poteri speciali” è stata votata proprio alla vigilia dell’insediamento della nuova Camera frutto delle ultime elezioni legislative del 26 settembre, motivo per cui l’opposizione accusa Chavez di utilizzare l’emergenza piogge come una scusa. Infatti nel nuovo Parlamento che entrerà in carica dal prossimo 5 gennaio il partito del presidente (Psuv, Partito socialista unito) non avrà più la maggioranza dei due terzi necessaria per approvare le leggi più importanti e non avrebbe avuto neppure la possibilità di approvare la nuova legge sui “pieni poteri”.
Con il voto di ieri è la quarta, da quando Chavez arrivò al potere nel 1998, che l’assemblea parlamentare cede al presidente i suoi poteri legislativi. La prima volta fu nel 1999, per sei mesi. Nel 2001 il lasso temporale venne esteso ad un anno; mentre la terza volta, nel 2007, la “Ley Habilitante” durò per un anno e mezzo. In quest’ultimo caso il presidente aveva chiesto ai deputati i “pieni poteri” per un anno ma, alla fine, è stata approvata una proroga fino a 18 mesi che permetterà a Chavez di avere mano libera, senza alcun controllo parlamentare, fino alla vigilia delle prossime elezioni presidenziali, previste per la fine del 2012.
Nei suoi ultimi giorni di vita, il Parlamento venezuelano uscente, ha approvato altre due leggi: la prima consentirà a Chavez di intervenire sulle banche, nazionalizzandole o imponendo nuovi e più ampi controlli statali; la seconda proibisce il trasformismo impedendo a deputati e governatori la possibilità di cambiare partito una volta eletti. Una norma molto contestata dall’opposizione che la ritiene incostituzionale in quanto, come “rappresentati del popolo”, essi sono “soggetti solo alla loro coscienza” e che, secondo alcuni, è frutto della sfiducia che serpeggia nel partito di governo. Ridimensionato nelle ultime elezioni il Psuv di Chavez conserva la maggioranza dei seggi ma potrebbe avere difficoltà se, come è già accaduto, dovesse perdere in corso d’opera deputati eletti che cambiano gruppo parlamentare. La pena per “i traditori” è pesante: fino ad otto anni di interdizione con il divieto di ripresentarsi candidati.

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