sabato 20 Luglio 2024

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Una goverance mondiale per uccidere quel che resta della gastronomia

            Oggi e domani a New Delhi circa 20 ministri al commercio dei più potenti Paesi membri della Wto, si incontreranno per sbloccare i negoziati di liberalizzazioni commerciali che dopo il fallimento del vertice di Seattle, avvenuto esattamente 10 anni fa, non sono mai arrivati in porto. Oggi, giorno in cui i ministri arrivano in città, 122 organizzazioni contadine, Ong, sindacati e movimenti sociali di 50 Paesi, tra i quali per l’Italia l’organizzazione di commercio equo Fair, invieranno una lettera ai propri ministri al commercio e negoziatori alla WTO per chiedere loro di ”rigettare ogni tentativo di spingere affrettatamente verso la conclusione del ciclo di negoziati lanciato a Doha nel 2001, perché le proposte in discussione inaspriranno, più che risolvere, quella crisi che sta colpendo la produzione agricola, i poveri e gli affamati di tutto il mondo”. La lettera, sottoscritta dai principali network e organizzazioni dei diversi continenti, chiede ai ministri di ”rispettare gli interessi dei contadini, dei lavoratori, dei consumatori, delle donne e dell’ambiente, respingendo ogni ulteriore liberalizzazione del commercio agricolo e di prodotti alimentari, e al contrario propone politiche che garantiscono la sicurezza alimentare, lo sviluppo rurale e salvaguardi i contadini e i piccoli produttori attraverso la sovranita’ alimentare”. Questo, secondo i movimenti, si otterrebbe attraverso:

– Una forte protezione e supporto alla produzione di cibo per il consumo interno a livello nazionale che devono essere consentiti all’interno del sistema

commerciale globale.

– Una governance globale del commercio che disciplini i comportamenti delle grandi imprese e ponga fine al dumping

– Una nuova regolazione dei mercati, che comprenda regole chiare contro la speculazione sulle materie prime agricole e alimentari, e un sistema globale di governo della domanda e dell’offerta per quei prodotti agricoli che vengono scambiati globalmente.

Insomma siamo polli di allevamento che mangeranno mangime di allevamento

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