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In Germania dopo i bordelli ecologici ecco quelli bulimici

         L’idea, per affrontare la crisi, era sembrata ad alcuni brillante. Prendere a modello quel che fanno certi ristoranti in giro per il mondo: prezzo fisso e “all-you-can-eat” buffet, cioè mangiate tutto quel che potete. Il particolare – decisivo – è che i locali in questione, in alcune città tedesche, non erano ristoranti ma bordelli. Legali. Ma bordelli, quindi con prostitute, cioè donne, non hamburger e salsicce. Non una buona idea di marketing.

LE POLEMICHE – Succede che le case del sesso sono in crisi dal momento che i tedeschi e i turisti hanno tagliato molte spese voluttuarie. In più, sono imprese che, se anche falliscono non costituiscono un “rischio sistemico” all’economia tedesca, cioè non minacciano di fare fallire a catena altre attività: quindi non hanno accesso agli aiuto di Stato contro la recessione. Devono trovare vie nuove per attrarre o almeno mantenere stabile la clientela. La catena Pussy Club, dunque, ha pensato di offrire una flat rate: 70 euro e lo slogan “Sesso con tutte le donne, fino a che volete, ogni volta che volete e come volete”. Comprese bevande, dalle 10 del mattino alle quattro del pomeriggio. Altri l’hanno seguita. Ne è nato ovviamente un caso. Parecchi politici e le organizzazioni di difesa della dignità della donna hanno protestato. Il ministro della Giustizia del Land Banden-Württemberg, Ulrich Goll, ha sostenuto che nel modo in cui i bordelli fanno pubblicità “c’è una violazione della dignità umana delle prostitute che lavorano lì”. In qualche modo vanno fermati. Il ministro degli Interni dello stesso Land, Heribert Rech, ha aggiunto che “il prezzo suggerisce che lì le donne sono sfruttate”.

LA RETATA – E’ così partita una retata di massa, effettuata da 700 poliziotti in numerose città. Due bordelli sono stati chiusi per cattive condizioni igieniche e sospetto sfruttamento di lavoratrici emigrate clandestine. La vicenda, però, non sembra chiusa. Un gruppo di 77 lavoratori e lavoratrici di questi club ha pubblicato a pagamento sui giornali un atto d’accusa contro le autorità: dietro gli attacchi alla flat rate, dicono, c’è l’obiettivo di mettere al bando le case di piacere. Patricia Florieu, una delle responsabili della catena Pussy Club, sostiene che la flat rate non è niente di strano. I clienti, chiarisce, raramente vanno oltre le due sessioni di incontri sessuali, ragion per cui le donne non sono costrette a fare più lavoro di prima. “Semplicemente, porta più clienti – ha spiegato –. Difficilmente qualcuno lo può fare più di due volte. Di base, quindi, la flat rate si riduce a una birra gratis”.

Ma se ne arrivano tre o quattro con la fibra di Berlusconi i bordelli vanno falliti!

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