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Bologna alla gogna

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Ventinove anni fa da parte dei servizi segreti e della P2 il primo depistaggio sulla strage

       Il 28 agosto di ventinove anni fa partiva il primo blitz contro ventotto militanti della destra radicale accusati, su false prove prodotte da dirigenti dei servizi segreti appartenenti alla P2, della strage di Bologna. La montatura, la prima di una lunghissima serie, sarebbe durata un anno prima di crollare. Un anno di carcere duro per decine di innocenti. Conosciamo il resto, la sequela ininterrotta di piste false con accuse ai fascisti o, in subordine, ai palestinesi e a commandos rossi. E sappiamo tutti, ma nessuno sembra saperlo in Magistratura, che qualcosa di concreto gli inquirenti l’hanno sempre avuto tra le mani. I dirgenti dei servizi segreti, infatti, fecero una montatura per dare peso a uno dei loro depistaggi (anzi a tre perché lo stesso escamotage fu utilizzato dapprima contro Terza Posizione poi contro Avanguardia Nazionale, infine per una pista internazionale). Lasciarono e poi fecero ritrovare su un treno che da Taranto porta a Milano lo stesso esplosivo della strage di Bologna prima però che la perizia fosse fatta e determinasse quindi quale esplosivo era stato usato a Bologna. I colpevoli, rei confessi, vennero condannati per calunnia e trasporto di esplosivi. Nessuno chiese mai loro quale fiuto li avesse indotti a usare, per il depistaggio, l’espolosivo utilizzato a Bologna che ancora non si sapeva quale fosse. Né sono stati interrogati per la loro preveggenza visto che, a quanto risulta dalle loro confessioni, il depistaggio era stato preparato sin da una decina di giorni prima della strage. E stiamo ancora al punto morto. Le associazioni che si richiamano ai familiari delle vittime giustamente protestano ma dovrebbero anche domandarsi perché mai né allora né nel tempo abbiano richiesto delucidazioni laddove era logico pretenderle.

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