
I custodi delle verità dogmatiche polemizzano con Fioravanti e dribblano l’essenziale
Un’intervista a Fioravanti ha scatenato le ire dei custodi delle verità dogmatiche.
L’ex Nar in pratica ringraziava gli accusatori “ideologizzati” perché, mettendo l’accento su di una strage da loro non commessa, hanno consentito a lui e alla moglie di essere sotto i riflettori per qualcosa di cui non debbono vergognarsi anziché essere chiamati a rendere conto di qualcosa di commesso veramente. Constatava poi quello che davvero tutti sanno e danno per scontato, ovvero che l’associazione dei familiari delle vittime di Bologna è politicizzata e che il suo presidente non è neppure legato da parentela diretta con una vittima.
A pochi giorni dal trentaduesimo anniversario di quell’eccidio il partito dei custodi fa così leva sulle sue affermazioni per dribblare la questione centrale. Che è semplice: tutti sanno perfettamente che né Fioravanti né la Mambro né Ciavardini hanno qualcosa a che vedere con quella strage e sanno altrettanto che la sentenza specifica fu politica.
Col tempo sono emersi vari spezzoni di indizi per l’apertura di piste concrete (ce ne sono almeno tre) che si continuano però a ignorare volutamente.
E in questi giorni di commemorazione ci sarà gazzarra sull’intervista di Fioravanti e non sulle indagini depistate, inquinate, insabbiate in merito a quell’eccidio.

