Dopo mesi di relativa calma, torna la violenza nei territori palestinesi. Nelle ultime ore l’esercito israeliano ha ucciso sei persone in due azioni separate sferrate nel nord di Gaza e nella città cisgiordana di Nablus. Nell’incursione a Nablus, decine di blindati hanno circondato alle prime luci del giorno un’abitazione nella città vecchia, dove hanno ucciso tre miliziani legati alle Brigate dei Martiri di al-Aqsa, il braccio armato del partito del presidente palestinese, Abu Mazen. Nel nord della Striscia di Gaza tre civili palestinesi hanno perso la vita vicino al valico di Erez che separa il territorio palestinese da Israele: secondo testimoni, quattro persone avevano tentato di infiltrarsi nel territorio israeliano e i soldati, quando li hanno scoperti , hanno aperto il fuoco. Tre sono morti sotto l’attacco aereo e un quarto è rimasto ferito.
LA CONDANNA DI ABU MAZEN – Dura la reazione dai due episodi da parte dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), che ha condannato Israele, accusandolo di sabotare gli sforzi di pace. Nabil Abu Rudeina, portavoce di Abu Mazen ha affermato che queste uccisioni sono la prova che “Israele non è interessato alla pace e sta invece cercando di far esplodere la situazione”. “Israele, ha aggiunto, sta silurando gli sforzi internazionali per rilanciare il processo di pace, fermo da un anno”.
N.B. La settimana scorsa Tel Aviv aveva accusato l’Unione Europea di essere antisemita.