Parigi che sostiene Al Qaeda a Damasco e a Tripoli è costretta a combatterla a Bamako
Secondo giorno di operazioni in Mali per le truppe francesi intervenute venerdì a fianco dell’esercito locale, con lo scopo di respingere l’offensiva degli estremisti islamici che controllano due terzi delle regioni settentrionali del Paese. Gli attacchi dal cielo sono proseguiti anche sabato, mentre una parte delle truppe di Parigi sono state dispiegate in difesa della capitale Bamako. Nel corso della prima giornata di combattimenti, ha annunciato il ministero della Difesa francese, ha perso la vita un pilota di un elicottero impegnato nei raid aerei.
Per il momento Parigi non ha in programma di estendere le operazioni anche al nord del paese, anche se le forze armate di Parigi in queste ore hanno accresciuto il numero di aerei militari presenti sullo scacchiere africano e messo in preallarme le squadriglie di Rafale con base in Francia.
L’intervento risponde a una richiesta urgente di aiuto da parte del presidente del Mali, Dioncounda Traore, e segue la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 21 dicembre scorso. L’operazione proseguirà, ha detto il presidente francese Francois Hollande, «per tutto il tempo necessario». Poco dopo, la Gran Bretagna ha fatto sapere con un tweet del ministro degli Esteri William Hague di sostenere «la decisione francese di portare assistenza al Governo del Mali che fronteggia i ribelli».
E’ dallo scorso mese di aprile che i jihadisti, gruppi armati islamici – alcuni legati ad al-Qaida – hanno preso il controllo del Nord del Mali approfittando di un colpo di Stato nella capitale, Bamako. Quando, nei giorni scorsi, i militanti hanno iniziato a spingersi verso Sud, prendendo il controllo della città di Kona che, al centro del Paese, è a 30 km dall’ultimo avamposto che fronteggia la regione controllata dai ribelli, la Francia ha fatto capire che sarebbe intervenuta.
“Siamo di fronte a una scandalosa aggressione che minaccia l’esistenza stessa del Mali. La Francia non può accettarlo”, ha detto Hollande nel discorso di inizio anno a diplomatici e giornalisti. Il timore dei Paesi occidentali è che l’alleanza tra gruppi islamici arrivi a utilizzare il territorio che controlla nel Sahel come base di lancio di attentati. Un secondo motivo di allarme riguarda l’immenso patrimonio culturale che gli islamici hanno minacciato, prima tra tutte la città di Timbuktu, nodo commerciale alle porte del Sahara nell’antichità, patrimonio dell’umanità per l’Unesco con le sue moschee e i suoi manoscritti.
Prima dell’annuncio di Hollande Catherine Ashton, responsabile Ue per gli Affari esteri, aveva dichiarato che l’Unione Europea avrebbe accelerato i preparativi per inviare una missione militare in Mali e fornire consulenza e addestramento alle forze governative. La risoluzione dell’Onu di dicembre dava il via libera a un’operazione militare per riconquistare il Nord del Paese: dove sono arrivate anche forze del Senegal e della Nigeria.
Il 14 gennaio prossimo Hollande riferirà all’Assemblea nazionale sull’intervento.