Il Cavaliere non si tocca, neanche con una battuta. E così i ministri Pdl, incitati da Ignazio La Russa, decidono di disertare la festa democratica di Genova, trascinandosi dietro anche il leghista Giancarlo Giorgetti. Conferma la visita invece il presidente della Camera Gianfranco Fini, mentre Renato Schifani non ha ancora confermato né smentito: fedelissimo di Berlusconi è però presidente del Senato, dunque figura istituzionale. E il Pd? Niente scuse ufficiali, nessuna rettifica. Debora Serracchiani prova a sdrammatizzare: “Ma fatevi una bella risata. Prendetela per quella che è, una battuta e venite tutti alla festa”.
La festa del Pd — “festa, non un festino”, secondo la frase galeotta dell’organizzatore Lino Paganelli, che spiegava così il mancato invito a Berlusconi — precipita subito in una sorta di nuova, minuscola, guerra fredda. E a scatenarla non sarebbe stato solo La Russa. Secondo alcune fonti, l’”invito” ai ministri a disertare sarebbe arrivato direttamente dal Cavaliere, infuriato per la battuta di Paganelli. E infatti dopo il no di Franco Frattini e Altero Matteoli, a distanza di un giorno ecco Giorgia Meloni e Mara Carfagna. Il ministro della Gioventù spiega: “Dopo gli insulti personali, non sembra più lo spirito giusto: in assenza di una decisa marcia indietro non parteciperò”. Si allinea Mara Carfagna: “La sinistra ha perso il pelo ma non il vizio e ha come leva per aggregare l’odio verso l’avversario e quindi verso i cittadini”. E Tremonti? Per ora nessuna dichiarazione, ma solo un veto esplicito del Cavaliere, o suoi impegni all’Ecofin, potrebbero indurlo a rinunciare. E se Gaetano Quagliariello parla di antiberlusconismo, Stefania Craxi ci aggiunge l’aggettivo ”becero”: “Si sceglie di seguire l’alleato privilegiato sulla strada della volgarità e della maleducazione “. Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, gli organizzatori Pd sono “degli incivili “