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Come ai mondiali del novantaquattro

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Si deciderà tutto ai rigori

                Dopo undici ore di dibattimento, il Supremo tribunale federale (Stf) del Brasile non è riuscito ad adottare una decisione sull’estradizione di Cesare Battisti, come richiesto dal giudice Cezar Peluso, relatore sul caso dell’ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac), condannato in Italia in contumacia all’ergastolo per quattro omicidi. Dopo una votazione conclusasi quattro a quattro, il presidente dell’Stf, Gilmar Mendes, ha deciso “per il momento” di non esprimere il suo voto, che sarebbe risultato decisivo.
A favore dell’estradizione di Battisti, si sono pronunciati i giudici Cezar Peluso, Ellen Gracie, Ricardo Lewandowski e Ayres Britto. Contro hanno invece votato i giudici Jaoquim Barbosa, Carmen Lucia, Eros Grau e Marco Aurelio de Mello. Quest’ultimo ha inoltre chiesto un rinvio del caso Battisti, perché l’Stf si pronunci preliminarmente sull’ordine esecutivo presentato dall’Italia contro la concessione dell’asilo politico all’ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac), decisa in gennaio dal ministro della giustizia brasiliano Tarso Genro. Associandosi alla richiesta di de Mello e rinviando il suo voto, che sarebbe risultato decisivo in favore dell’estradizione di Battisti, il presidente dell’Stf Mendes ha tuttavia ribadito la sua contrarietà alla decisione del ministro della Giustizia Genro, che il relatore Peluso aveva definito “completamente illegale”.

Tra partigiani del sì e del no ha luogo una strenua battaglia che ci distoglie dal nocciolo del problema che non è quanto sia spregevole o amabile Battisti ma come sia stata amministrata la giustizia in Italia prima, durante e dopo gli Anni di Piombo.

Da questo problema che finora ha visto il coerente sdegno da parte di Francia, Belgio, Inghilterra, Spagna, Svizzera, Austria, Canada e dello stesso Brasile che hanno sempre rilevato le ingiustizie giuridiche e procedurali di cui furono oggetto rossi e neri e talvolta anche cittadini comuni senza colore politico, si sta finendo con il non parlare più e si è entrati in uno stucchevole derby di imbecilli.

La posta non è Battisti in sé ma un’inaccettabile e tacita rivalutazione dell’emergenzialismo nostrano che fu quanto di peggio sia mai stato espresso in una nazione del mondo.

 

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